Matrice. In casa Cofelice, in questo momento si vive a due velocità.

Lavoro raddoppiato al molino. Con il coronavirus chiuso fuori dalla porta di casa i molisani hanno messo le mani in pasta, letteralmente. Già dal giorno dopo le prime restrizioni scattate con il decreto del 10 marzo, gli scaffali della farina e dei lieviti dei supermercati sono stati presi d’assalto.

Paura di rimanere a digiuno o voglia di fare in casa pane, pizza, pasta o dolci?

Forse l’uno e l’altro. Una situazione che ha messo in crisi la grande distribuzione e che ha portato alla riscoperta delle risorse locali inteso come grano e mulini, che fino a soli pochi mesi fa costituivano una nicchia di mercato, ma che ora sono presi d’assalto.

E’ un ritorno alle origini e alla riscoperta delle farine di qualità

“Poco più di un mese fa – dice Annarita – la vendita della nostra farina è più che raddoppiata. Facciamo un prodotto naturale e imbustiamo ancora a mano. La più richiesta è la farina di tipo zero, quella che serve per la lievitazione, per il pane, pizze o dolci. Non saprei esattamente di quanto è aumentata la nostra vendita dato che non riusciamo a fermarci un istante. Siamo una piccola azienda, le macchine sono antiche e non permettono una produzione h24, quindi devono essere fermate, revisionate e poi tornano a lavorare”.

Quando tutto sarà passato “spero che alla gente resti questo senso di riscoperta della farina prodotta come si faceva anticamente. Spero che tutti possano ricordare i profumi e il sapere di quello che hanno mangiato”.

Il Molino Cofelice è una realtà di tradizione e qualità e in questo momento di difficoltà non ha rallentato i ritmi. Una missione quella del lavoro che non tralascia quello che poi accade tra le mura domestiche.

Il tempo ritrovato nella dimensione familiare. Il coronavirus porta con sé la riscoperta. Quando la porta di casa si chiude, dopo una giornata estenuante, ci si riappropria di una dimensione familiare. Come tutti c’è la medesima paura e attesa. Porsi domande e riscoprire legami. Ed è così che l’anima femminile del Molino si ferma, riflette e si lascia andare a dialoghi familiari che vanno dritti al cuore.

“Mamma, questo isolamento mi sta preoccupando”

“Cosa non riesci a sopportare?”

“Avevo progetti da realizzare ed ora mi ritrovo ferma. Mi sta sfuggendo il tempo”

“Il tempo non sta sfuggendo, lo stai ritrovando. Ma tu non te ne rendi conto”

“E come faccio?”

“Vai in cucina. Prendi la farina. Impasta il pane e fallo lievitare come si faceva una volta. E in questo tempo di attesa ti sembrerà che nulla stia accadendo, invece ti stai riappropriando di tutto quello che è importante

“È questo che devo fare, attendere?”

“Sì. In questo mondo veloce non abbiamo più tempo per conoscere, veramente. Non apprezziamo più ciò che ci circonda. Viviamo immersi nella rapidità, non apprezziamo più le cose e vogliamo che tutto sia a nostra disposizione. Ma ora abbiamo la possibilità di ripercorrere le tappe che ci hanno portato qui. Guarda il tuo pane crescere. Fermati

“Senza fare nulla?”

“Senza fare assolutamente nulla. Abbi fiducia. È il nostro tempo ritrovato, dell’attesa desiderata, di vedere il proprio lavoro finito. È il tempo di tornare ad amare con dedizione. E in tutto questo vedrai il cambiamento in te”.