Nessuno mai, negli ultimi anni, si è soffermato sul 26 aprile. E pure avremmo dovuto. È il giorno dopo la Liberazione, il giorno della ricostruzione.

Questo 26 aprile porta con sé un valore simbolico ancora più forte. Nel pieno del lockdown il giorno post festa della liberazione è un inizio. Paragonarlo al 1945 sarebbe un sacrilegio, ma le domande che si ponevano allora i nostri nonni sono le stesse che ci poniamo oggi: cosa accadrà? come saremo?

Quanto siamo diversi e quanto uguali ai nostri nonni? È vero, non stiamo uscendo da una guerra. Il nostro 26 aprile forse, come qualcuno sottolinea, è meno grave. Forse. Restiamo figli del benessere, del tutto è dovuto, dell’assistenzialismo da parte dello Stato, del lavoro che non c’è ma se ci fosse non vorremmo fare. Abbiamo infinite incertezze a cui dare risposte. Una cosa però la sappiamo: da oggi, 26 aprile, abbiamo una possibilità. Essere.

Tutto quel che non abbiamo avuto il coraggio di fare, affrontare da oggi sarà possibile. È un obbligo morale che abbiamo nei confronti di chi, quel 26 aprile di 75 anni fa, ha avuto un atteggiamento volto a costruire un Paese migliore. È un obbligo nei confronti di chi ha mangiato sulle pietre per anni per permettersi un tetto sulla testa. È un obbligo per tutto quello che c’è stato consegnato e che stavamo distruggendo.

Il Paese deve ripartire. Non possiamo più restare fermi, lo sappiamo. Abbiamo vissuto molte settimane in casa e tra qualche giorno usciremo. Lì comincerà, consapevoli di tutto quel che ci portiamo in eredità e di tutte le riflessioni fatte, nuovi atteggiamenti. Sarà l’era della responsabilità individuale che diventa collettiva non per imposizione, ma per rispetto. E ieri Mattarella ne ha dato ulteriore esempio: da solo con la mascherina all’altare della Patria perché i valori del 25 aprile siano la nostra riserva etica.

Ora tocca a noi. Abbiamo una settimana per non vanificare quanto fatto finora e per non buttare l’insegnamento che ci sta consegnando questo 26 aprile. Se il 4 maggio vivremo con l’idea del liberi tutti, della fine dell’incubo e dell’idea che si debba vivere diversamente solo per evitare eventuali multe e sanzioni, avremo sprecato tutti i sacrifici e tutti i bei pensieri fin qui scritti. Giochiamo d’anticipo, da oggi. Non facciamo che le bandiere, flashmob siano il solito esibizionismo che ci ha portati alla deriva.