Dalla parte antica del borgo fin giù a valle negli anni il mio piccolo paese, che attualmente conta a stento 300 abitanti, ha subito un mutamento.

La sensazione oggi è quella di desolazione e di rabbia di chi non ci sta a vederlo svuotato.

E così con lo sguardo torno indietro nel tempo. Vedo gente che animava ogni singolo vicolo oggi totalmente disabitati. In altri, a malapena, solo un paio di case sono vissute, mentre le altre tornano ad animarsi un paio di settimane ad agosto.

La vita del borgo e dei suoi abitanti è cambiata. I bambini di qualche decennio fa, che ancora giocavano per strada con il bello e cattivo tempo, sono diventati adulti e hanno percorso un viaggio che li ha portati definitivamente via.

Un viaggio che ho percorso, scegliendo una grande città, per poi tornare e resistere perché nulla è perduto.

Con il tempo la popolazione è diventata sempre più anziana. Le campane suonano più spesso a lutto piuttosto che annunciare un nuovo nato. La bellezza del borgo sembra svanire. I lineamenti delle case sembrano sfumare, le luci spegnersi, le voci tacere fino ad avere la sensazione di profondo buio.

Lì dove un tempo si vedevano persone chiacchierare davanti agli usci delle case, dove nei pomeriggi d’inverno si usciva per ritrovarsi nella biblioteca a consultare libri, mentre le persone più anziane si incamminavano verso la Chiesa per i vespri della sera, oggi c’è solo silenzio.

Lì dove c’era una bottega o un negozio ora c’è una saracinesca abbassata.

Il sorriso di quel commerciante, che più non vedo, è impresso nei miei ricordi. Qualcuno ha cercato di portare avanti l’attività di famiglia, resistendo alla grande distribuzione, ma poi ha mollato. Qualcun altro cerca di sopravvivere per i propri figli. È in quel posto che vuole farli crescere e non ci sta a veder morire il proprio paese.

Resistono perché, nonostante i servizi carenti – non ci sono scuole, l’ufficio postale apre a giorni alterni, c’è un solo bus di linea che parte la mattina e torna la sera e le strade di collegamento tra un paese e l’altro sembrano sgretolarsi – ci sono delle potenzialità indispensabili e da sfruttare. Per far rinascere quel territorio, rompere quel silenzio, riaprire quelle case e riaccendere le luci. E anche per far tornare a giocare i bambini per strada, riaprire la biblioteca abitata da polverosi libri dimenticati.

Un paese, il mio, che è lo specchio di altre migliaia di comuni delle aree interne dell’intera penisola, che ne sono la spina dorsale e i polmoni.

Nel tempo probabilmente sono diventati più fragili e vulnerabili, ma possono rappresentare un originale laboratorio di rigenerazione comunitaria, di nuove forme di economia, relazioni sociali e ambientali.

Riacquistare fiducia verso un territorio che ha del potenziale, con un inestimabile patrimonio di biodiversità agricola, culturale, naturalistica e architettonica e che nel tempo non ha avuto la giusta attenzione istituzionale.

Probabilmente vivere in un paese delle aree interne rappresenta una sfida, che si può affrontare e vincere.

La strada è percorribile. È necessario però abbandonare la rassegnazione e l’assistenzialismo. Bisogna rimboccarsi le maniche e avere chiaro chi si è e le potenzialità che ha il territorio. Ricostruire in questo modo la propria identità, rileggendo la storia, progettando e costruendo il futuro di quel borgo, fino a garantire due elementi fondamentali: servizi e lavoro.

Gli abitanti di quel territorio però non possono agire da soli. Alla loro determinazione e forza d’animo deve unirsi l’agire concreto delle istituzioni dedite a sole campagne di sensibilizzazione. I proclami non bastano. Non portano a nulla se non a qualche titolo sui quotidiani locali, riviste nazionali e persino internazionali. Le strade non si aggiustano con le parole. I collegamenti non si realizzano a colpi di tavoli tecnici. Il lavoro non si crea con cori che gridano alla valorizzazione del territorio per attirare turisti. È ora di passare dalle parole ai fatti.

Solo così, nel giro di qualche anno la mia generazione e quelle che verranno potranno tornare a rivivere quei borghi con dignità.