di Antonio Di Monaco
I Misteri rappresentano una «suggestiva espressione di religiosità popolare». Le parole di papa Giovanni Paolo Il, pronunciate nell’Angelus nel 1999 in piazza San Pietro in cui sfilarono agli occhi del mondo gli Ingegni del Di Zinno, affondano le radici in quasi tre secoli di storia che hanno attraversato l’animo del popolo campobassano e tuttora rappresentano il maggior polo di interesse per tutta la regione. Il pontefice, nell’occasione, ne evidenziò il significato teologico: «I “Misteri” non hanno solo un carattere folcloristico, ma rivestono soprattutto un valore religioso. Infatti, con lo stesso ordine della loro sequenza, invitano a meditare sulla storia della salvezza. Il “Mistero” dell’Immacolata Concezione, che sfila subito dopo quello allusivo alla vittoria primordiale degli angeli fedeli sui ribelli (cfr Ap 12, 7), ricorda che all’inizio della storia dell’uomo c’è la grazia di Dio. Il suo provvidenziale disegno di salvezza sconfigge il potere del maligno. (…) Altri “Misteri” raffigurano Santi particolarmente cari alla devozione popolare, e pongono in luce le meraviglie compiute nell’uomo lungo i secoli dall’amore misericordioso di Dio».
Una religiosità popolare che ha resistito anche negli anni successivi all’Unità d’Italia (1861) con lo Stato in polemica con la Chiesa e con le autorità ufficiali che assunsero una posizione di diffidenza nei confronti delle processioni e di molte manifestazioni di carattere religioso. Ma la processione dei Misteri, che affonda le sue radici nel popolo, continuò a svolgersi grazie alla sua partecipazione. Negli anni successivi, con le correnti del secolo nuovo, i Misteri cominciarono a suscitare minore interesse, diventando un fatto solo di folklore che interessava i ricercatori di sagre e feste paesane. Ma i Misteri rimasero nell’animo dei campobassani diventando un polo di attrazione per tutta la regione. Dopo le dure prove della II guerra Mondiale in cui, nel periodo 1940-1945, si racconta che in processione veniva portato soltanto il Sacramento. Nel 1946 l’uscita dei Misteri per le strade dalla città segnò il ritorno della speranza: non fu solo un fatto di tradizione o un legame con il passato che ritorna, ma costituì un segno di ripresa dopo la guerra.
La devozione e l’amore dei campobassani per questa tradizione può essere sublimata nei versi di Michele Buldrini, tratti da “Campuasciane Assèlute” di Arnaldo Brunale: «Ogni Mistero che passa e va porta una storia da raccontare con angioletti, diavoli e donzelle tra santi e madonnine che volano per il cielo». Tanti quadri viventi che accompagnano passo passo le trasformazioni della società in cui, nel corso dei secoli, non vi era evento o situazione nel corso della vita umana che non facessero capo al culto di un determinato santo per proteggere dagli infortuni, dagli incendi, dal cattivo raccolto e da tutto ciò che minaccia e sminuisce la vita.