di Alessandro Matticola

Ogni famiglia ha uno “scrigno dei tesori”, un forziere come quello di cui sono alla ricerca i pirati in mare. UN posto, un oggetto, qualcosa che sia fisico o no che custodisca la memoria dei nostri avi.

In Molise, ad Isernia, c’è chi ha “messo in mostra” questo scrigno. È un luogo quasi nascosto, all’ombra del grande edificio che ospita la Provincia in via Berta. Ma d’altronde, i segreti di famiglia se sono tali devono essere nascosti… anche quando meritano, come in questo caso, di essere messi in mostra.

Si tratta di un luogo magico, dove sono conservate le memorie delle usanze di noi molisani.

Si tratta del Museo del Costume di Isernia, diretto da Antonio Scasserra, già docente di Esegesi delle Fonti presso l’Università degli Studi del Molise.

Sarebbe stato bello poter fare l’intervista nel museo, ma purtroppo o per fortuna, ci ritroviamo di fronte ad una cedrata fresca e qualche stuzzichino in un bar della nostra Campobasso. Oramai l’estate è alle porte e cerchiamo di evocarla con la nostra bibita. L’atmosfera è familiare, come tra due amici che si conoscono da una vita. Sarebbe stato bello poter fare l’intervista entrando in questo scrigno, toccare con mano questi “segreti”, ma la ripresa dal coronavirus è lenta e anche il Musec sta facendo tutto il possibile perché possa riaprire di nuovo il suo scrigno.

Siamo ad Isernia, lontani da Campobasso, eppure l’eco dei Misteri e del Corpus Domini è arrivato anche qui, ma come diceva Bertol Brecht nella sua commedia “Vita di Galileo”, “cominciamo dall’inizio”.

Dottor Scasserra, il Suo è un vero e proprio tesoro, una collezione di un valore inestimabile, può dirci qualcosa di più su questo luogo magico?

Certo! il Musec nasce nel 2016 per dare una collocazione stabile e rendere fruibile al pubblico questa prestigiosa collezione etnografica di mia proprietà che è cresciuta nel tempo. La sede è nei locali della Provincia di Isernia e, come Lei ha anticipato, ospita al suo interno costumi, gioielli e foto antiche che testimoniano l’arte e le tradizioni del popolo molisano”.

E tra questi preziosi “reperti”, possiamo dire inevitabilmente, sono arrivati anche degli echi della città di Campobasso.

Naturalmente. Tra le prime sezioni infatti sono esposti due costumi originali di Campobasso, uno di uso quotidiano e uno di uso festivo. Quello delle grandi occasioni è particolarmente ricco. Si tratta di un costume che veniva usato, ad esempio, per i matrimoni, i battesimi ma anche le feste liturgiche e popolari come, appunto, il Corpus Domini di Campobasso. Trattandosi della festa più importante della città le donne indossavano i loro abiti migliori”.

Quindi lo spettacolo andava in scena non solo sui carri del Di Zinno, ma anche per strada, un po’ come avviene ancora oggi in un certo senso. È un aspetto che fa parte del “costume” in tutti i sensi, sia come modo di vestire che come usanza.

Esatto! Il concetto di costume tradizionale è molto legato alla festa del Corpus Domini sia perché, appunto, rappresentava visivamente la festa e sia perché nei tempi passati, proprio in occasione di tale ricorrenza, venivano organizzati spettacoli folkloristici con gruppi in costume provenienti da tanti paesi molisani. Quella del Corpus Domini è una festa molto importante non solo per Campobasso ma per tutto il Molise”.

Cioè esisteva la sfilata del Corpus Domini come evento principale e poi, un po’ come il “concertone” finale che chiude la festa la domenica sera, c’erano dei “side events”, degli eventi a margine della sfilata che contribuivano a rendere ancora più grande questa festa. Esistono delle testimonianze di questi eventi?

Le testimonianze sono al Musec, nella ricca e preziosa documentazione fotografica! Ci sono due foto di questi eventi, entrambi risalenti agli anni ’50. In una è raffigurato un gruppo nei costumi di Letino e Gallo Matese. Nell’altra foto è raffigurato invece un gruppo di donne in costume di Roccamandolfi, mio paese natale. Tutt’e due le foto sono state scattate In Piazza Vittorio Emanuele a Campobasso, davanti Palazzo San Giorgio, proprio la domenica del Corpus Domini, vicino alla grande fontana posta al centro della piazza. Da notare che non erano ancora presenti i “sanpietrini” sulla pavimentazione. Da queste foto poi, si possono trarre anche delle notizie storiche sulla nostra terra. Questi due paesi infatti, oggi appartenenti alla Provincia di Caserta, sono appartenuti proprio nel periodo del fascismo alla Provincia di Campobasso, in quanto la Provincia di Caserta era stata soppressa”.

Insomma, il Musec è un viaggio nel costume, nella storia e nelle tradizioni! Senta il costume, naturalmente, va in scena ancora oggi sugli ingegni del Di Zinno. Ma quelli di oggi non sono gli stessi del passato. Se prendiamo, ad esempio, Sant’Isidoro, il figurante portava al collo degli ori veri, di valore, che venivano dati in prestito dalle famiglie delle città, segnò sia dell’importanza che del senso di appartenenza a questa importante festa.

Si e nelle foto scattate nel corso del tempo, da quelle d’epoca a quelle più recenti, questo è aspetto è ben visibile. I figuranti sui misteri oltre agli abiti e ai vari accessori, erano ornati da copiosi gioielli. Un’idea della bellezza e delle fatture artistiche di questi monili si può avere visitando la sezione del Musec dedicata, in cui sono esposti anche gioielli originali dell’Ottocento”.

Scasserra, come ha accennato prima, Lei è campobassano di adozione ma è molto legato alla nostra città. Qual è il suo legame con Campobasso ed in particolare col Corpus Domini?

Come ho detto, io sono di Roccamandolfi ma sono sposato con una campobassana e si, ormai Campobasso è diventata la mia città di adozione. Ma il Corpus Domini mi ha sempre affascinato, soprattutto in relazione alla consuetudine di indossare i costumi in tale occasione. Poi sin dai primi anni, io e mia moglie abbiamo nutrito nostro figlio a “pane e misteri”. La domenica della sfilata dei carri non manca mai la nostra presenza, col piccolo che vestito con tanto di maglietta e consueto cappellino da diavolo!

Ma io so che c’è anche una collaborazione importante a livello istituzionale tra il Musec e la città di Campobasso.

Vedo che Lei è ben informato! Comunque si, a Campobasso mi lega anche il rapporto di collaborazione, ormai consolidato, tra il Musec e l’Associazione pro Crociati e Trinitari. Finora abbiamo fatto diversi eventi sulla riscoperta degli abiti del passato. In particolare, l’Associazione pro Crociati e Trinitari per le Rievocazioni Storiche Molisane, proprio con l’aiuto del Musec, ha iniziato un importantissimo studio sugli abiti nobiliari del cinquecento campobassano…e molti altri eventi arriveranno presto!

L’aperitivo si è trasformato quasi in una cena, in compagnia di una persona affabile, squisita e di grande cultura con cui ho trascorso più di due ore che sono letteralmente volate, in attesa di poter varcare la porta di quello scrigno magico che è il Musec di Isernia.

Dopo essermi congedato da Antonio Scasserra, torno a casa pensando che non è una frase fatta o un desiderio: il Corpus Domini è davvero una grande festa ormai nota ovunque. La processione dei Misteri ha già varcato i confini regionali e in parte anche quelli nazionali, ma da questo incontro è emerso palesemente che il Corpus Domini non è solo patrimonio di Campobasso, ma del Molise. E’ un simbolo di appartenenza, di unità, di orgoglio, che dovrebbe farci mettere da parte anche alcuni appellativi colorati, spesso usati in modo dispregiativo in attesa che diventi Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco.