di Lucrezia Cicchese

È opinione diffusa che il politico di successo, quello che alla fine riesce ad affermare le politiche che gli premono, debba essere astuto e senza scrupoli. Forse altrettanto diffusa è l’idea che le scelte politiche siano governate da principi ben distanti dall’etica.

E allora noi, comuni mortali, ci domandiamo “che senso ha la morale”? Senza disquisire su trattati filosofici, c’è una questione da non sottovalutare: il rispetto è fondamentale alla politica così come all’etica. La comunità o lo stato esprimono rispetto per la persona quando identificano un certo ambito di libertà personali, proteggono la persona da interferenze con quelle libertà da parte degli altri e pongono restrizioni alla loro stessa azione. Un concetto così alto e nobile che spesso viene disatteso dalla classe politica che ci governa. L’etica non sempre ne è parte integrante. Mantenere la parola data, poi, è quasi surreale.

Così, senza perdersi ancora nel filosofeggiare, inevitabile chiedere al Presidente della Regione Molise che fine abbia fatto l’etica, la morale e dignità. Dopo la lunga bagarre a spese dei cittadini molisani che hanno fronteggiato il covid-19, l’azzeramento della Giunta, la carica di tre giorni costata quanto un anno di lavoro per molte donne e molti uomini, l’incapacità di adottare una programmazione strategica sanitaria, sociale ed economica, Donato Toma cede al diktat della Lega nominando il tanto discusso – quanto inutile – quinto assessore.

Nulla quaestio sulla persona scelta. Il dettaglio, forse sottovalutato dai più, è il legame tra Salvini e Toma. C’è qualcosa di molto importante che entrambi hanno perso o stanno per perdere. Non si tratta di cariche: per il leghista l’agenda politica del Paese e per il commercialista – a mano a mano – quella del Molise.

Salvini così come il Governatore molisano continueranno ad avere attenzione mediatica, ma il declino è prossimo e potrà pur sembrare lapalissiano ma fa molta differenza. Salvini al massimo ora può concedersi qualche diretta Facebook, Toma ha ancora una carica importante da ricoprire – finché non ci sarà definitiva rottura in maggioranza – ma tra guadagnare decine di punti percentuali di consenso e rimanere un bizzarro personaggio politico delirante ci vuol poco. E non avere più la possibilità di determinare l’agenda politica del Paese per uno e del Molise per l’altro non vuol dire solo perdere il potere di fascinazione utile a volare nei sondaggi, ma crea anche le precondizioni per perdere il controllo. E una volta fuori con la rabbia dei tanti cittadini scontenti nulla potrà esser fatto.