di Lucrezia Cicchese

Le “guerre” non portano mai a nulla di buono nella vita e così può esser sintetizzato quello che sta accadendo nella comunità scientifica. L’oggetto del contendere non è “perché mi hai tradito” ma “io sono l’unico portatore (sano) di verità sul coronavirus”. E la polemica infiamma.

Dunque nelle ultime settimane gli italiani hanno assistito a un rimpallo di dichiarazioni dove sono stati disegnati gli scenari più assurdi. Per qualcuno è ormai tempo di riappropriarsi della propria vita, per altri non bisogna abbassare la guardia e poi loro, le Regioni, che tutto possono all’interno dei propri confini.

E quindi i cittadini cosa devono fare? Coas.

Non solo, ma lo scenario emergenziale ha facilitato fake news e dichiarazioni spesso azzardate. Ma la ormai nota Fondazione GIMBE ha tentato di limitare ulteriori dicerie e pone dei paletti di ragionevolezza – quella che a certa informazione lacunosa e improvvisata manca, ma che ha mangiato sul coronavirus guadagnando like – a suon di dati scientifici alla mano.

Le opinioni di medici e scienziati possono riflettere inconsapevolmente distorsioni condizionate dai propri ambiti di ricerca o dalla propria esperienza clinica “sul campo”, oppure essere influenzate da interessi in conflitto di varia natura, non necessariamente finanziari. In un contesto di limitate evidenze scientifiche – dice Cartabellotta – le decisioni di sanità pubblica devono essere prese nell’incertezza: durante la fase di convivenza con il virus, questo impone di affidarsi al principio di precauzione“.

Ecco che, tornando un po’ alla vita quotidiana, le affermazioni vanno sempre prese con le dovute cautele e patteggiare per l’uno o per l’altro può esser causa di male più che bene.

E allora, assolutamente non trova fondamento l’affermazione che “il virus è meno aggressivo” ché ancora non si è avuta la possibilità di fare le dovute verifiche. Vero resta il buonsenso, l’uso delle mascherine e per favore continuate col distanziamento sociale che tornar ad amori persi potrebbe essere dannoso.