di Lucrezia Cicchese

“Dobbiamo reinventare il Paese”, ha dichiarato il premier Conte ieri in conferenza stampa. Ma l’Italia è capace di rimettere in moto una sonnolenta macchina a vapore? Il problema, l’unico e vero per gli italiani prima, durante e post pandemia, sono i soldi.

Nella Fase 1, lo ricorderemo tutti, era alta l’attenzione sul “come avere fondi dall’Ue”. Nella Fase 2 il discorso è dirottato sul “come spendere i fondi Ue” per giungere poi alla Fase 3 e realizzare se e come “saremmo in grado di spendere tutti quei soldi”.

C’è una battaglia in corso sul Recovery fund con alcuni Paesi europei contrari a concedere all’Italia finanziamenti a fondo perduto. Gli antieuropeisti, poi, tornano a invadere la scena politica italiana, il centrodestra più becero gioca la partita al miglior selfie. Insomma buio pesto.

Così dopo il Piano Colao e gli Stati Generali agli italiani resta solo una grande domanda: “E adesso”? Lo sconforto di tantissimi italiani è giustificato. Anche perché tutto ciò sembra il preludio dell’ennesima delusione. Il vero buco nero dell’Italia è la realizzazione dei progetti: spendere bene e rapidamente i fondi. Tutto quasi sempre si inabissa nella burocrazia, nell’infinità di ostacoli, nell’incompetenza e, per renderla un po’ poetica, in mercenari di sogni. E spesso le ruberie prendono il sopravvento.

Così si torna al 22 marzo a quando tra le cose da non dimenticare c’è l’egoismo di chi in un momento di difficoltà ha curato ancora una volta solo i propri interessi. Gli italiani hanno smesso di far mangiare i propri figli. Non hanno nemmeno 60 centesimi per comprare il latte. Gli italiani non vivono di parole e promesse come un amante in preda alla momentanea passione. Gli italiani hanno bisogno di aiuto. Se non ora, quando?