La storia è assai semplice e, volendola sintetizzare, suona più o meno così: una Partita Iva molisana presenta istanza alla Regione Molise per accedere alla Cassa Integrazione; l’ente inoltra, a sua volta, la pratica all’INPS che, in fase di lavorazione, evidenzia degli ostacoli di natura tecnica, dunque rigetta la richiesta e informa la Regione a riguardo; la Regione “dimentica” di comunicare l’esito della procedura alla Partita Iva. Risultato: dopo mesi di attesa e di sospettoso silenzio, il diretto interessato chiede lumi e scopre che per via di un “tecnicismo” non meglio precisato, la sua richiesta non è stata accolta ma nessuno si era preoccupato di comunicarglielo.

Ora, che l’Italia sia destinata a morire di burocrazia è un fatto assai acclarato, come ad essere noto è il dilagante sentimento di rassegnazione da parte dei cittadini; una situazione di per sé già inquietante che denota da un lato evidenti lacune amministrative, dall’altro un’incapacità a reagire e indignarsi anche dinanzi a manifeste negazioni di diritto. Come la società “civile” italiana sia giunta a questo punto di non ritorno è difficile stabilirlo ma ciò che conta evidenziare in questo contesto, anche ai fini di una riflessione individuale, è la mestizia con la quale gli stessi cittadini affrontano il problema, preferendo la resa incondizionata e l’accettazione passiva al ruolo attivo e partecipe funzionale al cambiamento.

Tornando alla vicenda che vede protagonista la nostra Partita Iva, vale la pena ricordare che, proprio allo scopo di alleggerire l’iter burocratico legato alla misura della CIG, lo scorso mese di giugno è stata introdotta la nuova procedura telematica che consente ai datori di lavoro di richiedere direttamente all’INPS la Cassa Integrazione in deroga, cancellando il passaggio intermedio delle autorizzazioni da parte della Regione. Una soluzione che, fino a questo momento, sembra essersi rivelata efficace ma che, in verità, non risolve problemi di altra natura, quali il lassismo e la superficialità applicati, con sconfortante sistematicità, alla pratica amministrativa istituzionale.

Secondo quanto stabilito dall’accordo Quadro Regione Molise per l’utilizzo della cassa in deroga, sottoscritto in data 28.03.2020 con le associazioni sindacali e datoriali e alla presenza del Presidente dell’ordine dei Consulenti del Lavoro di Campobasso, all’art. 7 (in basso il documento) è stabilito che, in caso di domanda non conforme, la Regione si impegna a presentare nota al consulente o al datore di lavoro il quale entro 5 giorni avrebbe dovuto correggere o dare informazioni integrative. E tutto ciò non è MAI stato fatto da parte della Regione Molise per nessuna Domanda di Cigd presentata.

Inevitabile dunque che il Governo centrale abbia deciso di sottrarre ad una sua articolazione periferica la responsabilità della gestione di un compito, e ciò offre una duplice chiave di lettura: da un lato, una capacità di analisi delle criticità e il tentativo di individuare soluzioni adeguate; dall’altro, la constatazione e l’accettazione di un fallimento, di un’inefficienza radicata nel sistema amministrativo italiano.

Sui ritardi nel pagamento della Cassa Integrazione si è parlato molto in questi mesi, poco o nulla, invece, si è detto a proposito dei silenzi, delle mancate comunicazioni, delle interruzioni di trasmissione. Una riflessione sul tema appare necessaria, anche alla luce delle “soluzioni” individuate per far fronte a tali problemi; demandare ogni responsabilità in capo ai cittadini è il segnale di un sistema fallimentare, di un’incapacità assistenziale che rischia di compromettere definitivamente gli equilibri sociali di una società che voglia definirsi civile.

Accordo Quadro Regione Molise CIGD_COVID-19_28_03_2020.pdf