di Alessandro Matticola

Il razzismo, in linea generale, è sempre stato visto come la supremazia della razza bianca su quella nera. E di fatti è sempre stato così. Non vi è mai stato uno sfruttamento a parti invertite.

Per cui, non si può certo parlare di razzismo per questi episodi di cui vi sto per narrare. Ma di tentativo di supremazia della razza nera su quella bianca, o comunque un tentativo di estirpare quella che è stata la genesi della distruzione delle popolazioni native, nelle Americhe così come in Africa.

Ed in realtà, non si può parlare di tentativo di supremazia, considerato che la razza nera è sempre stata quella soggiogata. Ma più che altro, di un tentativo di riscatto da parte dei neri sui bianchi, in una situazione dove i soprusi sulle persone di colore sono arrivate al limite.

Chicago, lo scorso 25 luglio. La sindaca Lori Lightfoot, con la speranza di placare le proteste per la morte di George Floyd che vanno avanti ormai da quasi due mesi, fa simbolicamente rimuovere dalla città due statue di Cristoforo Colombo: quella di Grant Park nel centro della città e quella di Arrigo Park nella Little Italy del posto.

La rimozione è stata simbolica, come ha affermato la sindaca, non perché si voleva farlo, ma nella speranza di placare le proteste e cercare così di ristabilire un dialogo pacifico con i manifestanti.

Non è la prima statua di Colombo che è stata abbattuta. Anche a Philadelphia ne era stata ordinata la rimozione. E poi San Francisco, Hartford, Minneapolis, Baltimora. E tante altre, durante le proteste di questi mesi, sono state prese di mira dai manifestanti, con sassaiole e tentativi vari di sciacallaggio.

Perché l’eroe dei due mondi. Perché Cristoforo Colombo non è solo colui che ha scoperto l’America. È colui che in qualche modo, come ho già affermato, ha rappresentato l’inizio dei soprusi delle popolazioni native all’inizio e della schiavitù afro americana dopo. La scoperta dell’America ha letteralmente rappresentato uno spartiacque tra la pace di un posto incontaminato e la guerra che ha portato la sua colonizzazione, con lo sterminio delle popolazioni locali, tra tutti il genocidio dei Tainò da parte degli spagnoli portati lì da Colombo che erano in cerca dell’oro.

C’è poi un’altra statua che è stata presa di mira in questi mesi, quella del Presidente degli Stati Confederati Americani durante la guerra civile degli anni ’60 dell’800, Jefferson Davis. La statua posta a Richmond, in Virginia, è stata demolita lo scorso 11 giugno. Colui che sancì insieme ad Alexander Stephens, la grande differenza tra la razza bianca e quella nera. Sulla scia di Davis, sono state sfregiate e demolite altre statue che rappresentavano esponenti dell’America schiavista della guerra civile. Quella del comandante Robert Lee e del suo vice Stonewall Jackson, o quelle dei comandanti sudisti Matthew Maury e James Stuart.

Le razzie contro i presunti simboli della supremazia bianca si sono susseguiti nel corso di questi giorni. Ma l’attenzione va posta su un aspetto: il parallelismo tra l’abbattimento delle statue degli esponenti dell’America razzista dell’800 e quelle del suo scopritore Cristoforo Colombo.

Perché tutto questo odio. Perché la popolazione nera è stanca delle ingiustizie che continua a sopportare, dall’essere additati come “negri” fino agli omicidi a sfondo razziale. Non si era mai visto nulla del genere. Gli scontri continuano e quelli violenti continuano a sopraffare quelli pacifici, in un’America che da ieri vede leggermente calare i contagi del covid.

La popolazione afroamericana sta tornando alla genesi della civiltà americana per rimetterla in discussione e far sentire la propria voce. Per far questo bisogna abbattere tutto quello che ha portato alla nascita della civiltà americana contemporanea, lontana da quella nativa e pacifica della fine del ‘400.

Non è razzismo nero nei confronti dei bianchi. È la risposta che non sarebbe dovuta arrivare, perché America e resto del mondo avrebbero dovuto accorgersi di una cosa tanto semplice e banale ma mai scontata: il genere umano è unico, non vi sono differenze. Quello che sta emergendo è il malessere di chi è stato costretto a sopportare.

Quello che possiamo fare è sicuramente condannare le violenze. Ma ancora prima, possiamo solo stare a guardare questo inferno che si sta scatenando e sperare che finisca presto, perché c’è una genesi dietro tutto questo e la causa, se non la vediamo, è perché appunto, la causa siamo noi.