Chimico, divulgatore scientifico, scrittore, poeta e narratore dell’Olocausto. Il nome di Primo Levi, nato il 31 luglio 1919, rimanda facilmente alla mente l’ultima di queste categorie, meno le altre. Eppure, stando allo stesso Levi, è proprio il suo mestiere di chimico ad avergli non solo salvato la vita ad Auschwitz, ma anche permesso di essere lo scrittore che è stato: “ Scrivo proprio perché sono un chimico, si può dire che il mio vecchio mestiere si è largamente trasfuso nel nuovo”.

E per i suoi 101 OFF lo ricorda una poesia di rara intensità, come L’approdo, che immagina la quiete alla fine della vita:

Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sé mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.

Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.

Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.