La tradizionale processione in mare in onore di San Basso, quest’anno ha un sapore decisamente diverso. E non poteva essere altrimenti: distanziamento e rispetto delle misure anti-contagio impongono rigore e disciplina, anche e soprattutto in ricorrenze come questa. Oggi Termoli ha omaggiato il suo protettore con regole nuove e al consueto bagno di folla, si è sostituito l’abbraccio virtuale dei cittadini, grazie alla diretta Facebook trasmessa sulla pagina istituzionale del Comune.

La Capitaneria di porto è stata molto chiara nei giorni scorsi, fissando dei rigidi paletti per l’uscita in mare delle barche al seguito della “Romeo e Rosalia Papponetti”, l’imbarcazione prescelta per il trasporto della statua del Santo; 15 metri la lunghezza minima consentita e numero dei passeggeri dimezzato, da comunicare con anticipo. Nessuna partenza in gruppo, ma a scaglioni, dando la precedenza, ovviamente, alla barca che trasporta la statua del Patrono.

Atmosfera, si diceva, sottotono per via delle indispensabili restrizioni che, dunque, non hanno consentito ai tanti cittadini interessati di omaggiare il proprio santo nei modi tradizionali, lasciando l’amaro in bocca e una piccola scia di polemiche. Ciò che è stata rilevata da molti è la mancanza di logica nel criterio adottato dall’Amministrazione comunale nell’imposizione delle regole da rispettare: a tanti è stato vietato l’ingresso a piedi al porto nonostante, dicono, lo spazio a disposizione fosse sufficientemente grande da garantire il distanziamento; giudizi negativi anche sulla presenza delle forze dell’ordine, “massiccia e sproporzionata”, dice qualcuno, in relazione al numero di partecipanti effettivamente consentito, “pochi eletti”, ci tengono a precisare alcuni cittadini termolesi. Un rigore che gli stessi cittadini dicono di non aver visto applicare in contesti più ordinari, ad esempio durante il fine settimana, quando la città fa il pieno di presenze.

Perché due pesi e due misure? Questo, in definitiva, l’interrogativo dei termolesi. La scelta di vietare i fuochi pare sia giunta in corso d’opera, senza motivazioni a supporto, oltre alla decisione di concedere l’autorizzazione ai giostrai, con un rischio assembramenti evidenziato a più riprese da alcuni cittadini. “Fiumi di gente il sabato – scrive qualcuno su Facebook – e giostre a disposizione senza nessuna regola”. 

La mancata uniformità e coerenza decisionale sono, quindi, alla base di queste piccole polemiche social ma una considerazione vale la pena farla: appare ingiustificato equiparare eventi di natura così diversa, come l’affollamento lungo le vie della città e una festa patronale; nel primo caso, evidentemente, il buon senso e la capacità di analisi sono demandate alle singole responsabilità individuali; nel secondo caso, la gestione di una festa cittadina, è a totale appannaggio dell’amministrazione che, per forza di cose, è chiamata a intervenire. Le stesse giostre sono un servizio messo a disposizione dei cittadini che, responsabilmente e individualmente, sono chiamati a usufruirne nella maniera più consona e adeguata alla circostanza.

La lotta al Covid passa anche attraverso queste valutazioni: non sforzarsi di ragionare anche in questa direzione è un ulteriore errore che non possiamo permetterci di compiere.