Quando si parla di migranti il più delle volte le cronache ci indicano una serie di numeri. È quello che sta succedendo in questi giorni dopo l’arrivo in Sicilia. Numeri smistati tra le diverse regioni italiane per far fronte all’emergenza a Lampedusa. Numeri suddivisi tra i tre centri di accoglienza che hanno ospitato gli stranieri in Molise e ancora quelli che si riferiscono alle persone fuggite dalla struttura di Campomarino.

La fuga dei 32 tunisini dall’ex Hotel Sweet Dream’s della cittadina sulla costa adriatica ha poi accentuato le polemiche che si sono alimentate con la notizia dell’arrivo di queste persone – che ricordiamo ancora una volta non sono numeri – in Molise.

Gli stranieri erano tutti in quarantena in via precauzionale nonostante siano risultate negative ad un primo test sul Covid-19.

Oltre alle polemiche, poi c’è anche un rimbalzo delle responsabilità. E a fare la voce grossa, tra tutti, c’è il primo cittadino di Campomarino, Pietro Donato Silvestri.

Contattato da OFF il sindaco ha ribadito che in questa accoglienza “non c’è stato il coinvolgimento del comune, degli enti locali”.

Il sindaco infatti spiega che l’amministrazione non sapeva nulla dell’arrivo dei migranti a Campomarino.

“Noi non abbiamo saputo assolutamente nulla da nessuno, tantomeno dai gestori della struttura che è privata e già in passato è stata utilizzata in passato per ospitare migranti”.

Dopo quello che è successo il primo cittadino Silvestri ha chiesto un incontro in Prefettura da cui però non ha avuto le risposte attese. La richiesta era che queste persone venissero spostate in altra sede, ma rimarranno nella struttura individuata per loro nella cittadina adriatica. E così immediatamente è partito un ricorso al tribunale amministrativo.

“Abbiamo fatto ricorso al tar – spiega ancora il sindaco – per non essere stati coinvolti e anche per una serie di criticità che secondo noi ci sono nella struttura e nell’ambito sociale e urbanistico e nel contesto anche estivo”.

La struttura che ospita i migranti, infatti, così come ha spiegato il primo cittadino ha una serie di criticità tra cui anche il fatto che ci sono diverse vie di fuga.

A preoccupare poi Silvestri è anche “il danneggiamento di immagine che la sua cittadina possa avere. La gente poi – ha proseguito – è arrabbiata e preoccupata”.

E anche per questo secondo Silvestri “non era il momento giusto per far arrivare gli immigrati a Campomarino. Siamo nel pieno della stagione turistica con una popolazione di circa 60 mila persone”.

A scaricare poi le responsabilità su tale vicenda è anche il Presidente della Regione Donato Toma, parlando di “spostamenti che sembrano effettuati a ‘tavolino’ senza cognizione dei territori”.

All’ANSA il governatore riferisce che “noi ci impegniamo al massimo e chiediamo sacrifici alla nostra gente, ma a quanto pare ‘i ministeriali’ – sottolinea – agiscono da ‘dilettanti’ allo sbaraglio. Mi sarei aspettato maggiore e migliore concertazione. Ha ragione il sindaco di Campomarino ad esprimere disappunto”.

Intanto le forze dell’ordine sono impegnate per poterli rintracciare.

I migranti di Campomarino sono tutti giovani adulti di sesso maschile, considerati migranti economici perché provenienti dalla Tunisia dove non esiste uno status di guerra o di imminente pericolo, pertanto sono tra quelli che dovrebbero essere espulsi e rimpatriati.

E anche su questo si sono scatenate delle polemiche. Poiché si tratta di tunisini – e quindi di migranti economici –  “devono essere rimpatriati”.

E sono molti a sostenere che per loro non è possibile nessun tipo di ospitalità.

Ma c’è anche chi dice no a questo tipo di distinzione.

A riportare l’opinione dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi intervenuto alla Conferenza interparlamentare dei Paesi G7/G20 è Globalist. “Non capisco – si legge – perché si debba distinguere tra rifugiati e migranti economici. Se uno morisse di fame, non dovrebbe migrare. Le migrazioni vanno guidate e regolamentate – prosegue Prodi – la quota di Pil africano rispetto alla quota del Pil mondiale non è cambiata dal 1980. Con la differenza che la popolazione africana aumenta costantemente”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche ActionAid che nella carta costitutiva scrive: “Migranti economici, rifugiati e richiedenti asilo: non facciamo distinzione tra chi scappa dalla fame, dalla guerra o parte alla ricerca di una vita migliore. Vogliamo per loro lo stesso diritto a migrare e la possibilità di entrare in maniera legale e sicura”.

Gli umori e i commenti dunque legati a questa vicenda sembrano andare all’unisono. Sono poche le persone che si interrogano sul perché di tale gesto e ribellione. Continua poi ad esserci un rimpallo di responsabilità che invece su queste questioni, chi di dovere, ad ogni modo, dovrebbe imparare a prendere.