Per correttezza intellettuale, i lettori conosceranno la teoria dei corsi e dei ricorsi storici di Vico, ma la ripetiamo. Elaborò una teoria sulla storia umana singolare. Era convinto che la storia fosse caratterizzata dal continuo e incessante ripetersi di tre cicli distinti: l’età primitiva e divina, l’età poetica ed eroica, l’età civile e veramente umana.

Il continuo ripetersi di questi cicli non avveniva per caso ma era predeterminato e regolamentato, se così si può dire, dalla provvidenza. Vico sosteneva che alcuni accadimenti si ripetevano con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avveniva non per puro caso ma in base ad un preciso disegno stilato della divina provvidenza.

Da sempre nella storia si sono contemplate situazioni che ci hanno ricordato precedenti periodi, seppur in forme diverse, con strumenti diversi adeguati al periodo attuale, ci siamo ritrovati di fronte a manifestazioni e situazioni politiche, economiche, culturali che ci ricordavano il passato.

E così oggi nel ricordare il primo processo per stupro trasmesso in tv, in un lontano 1979, torna alle cronache correnti qualcosa che accomuna a quel periodo: il luogo comune che una donna onesta non può subire violenza sessuale.

Era la morale in Italia di allora e ahimè di oggi. Una donna, se chiamava – chiama – davanti a un giudice colui o coloro che le avevano usato violenza sessuale, diventava lei stessa oggetto del processo con domande sulla sua vita personale, sulla sua sfera intima, sui suoi comportamenti e sulla sua rettitudine morale.

Fiorella, allora 18enne, aveva denunciato quattro uomini sulla quarantina. Al momento dell’arresto, gli imputati ammisero i fatti per poi ritrattarli interamente durante l’interrogatorio. Durante l’istruttoria, invece, dichiararono che il rapporto sessuale era effettivamente avvenuto, ma dietro il compenso di 200 mila lire, che non era stato poi pagato perché i quattro non erano rimasti soddisfatti dalla prestazione.

Si apre così, “Processo per stupro”: parlando di soldi. I tre imputati (uno si era reso latitante), infatti, depositarono in aula due milioni di lire, attraverso gli avvocati difensori, con l’intento di risarcire il danno. Fiorella, che aveva chiesto una lira come risarcimento simbolico, non li accettò.

Durante l’interrogatorio emerse la chiara linea difensiva: una ragazza per bene non può essere vittima di violenza e sicuramente Fiorella se pur fidanzata ha tenuto atteggiamenti troppo libertini. E per la prima volta così veniva trasmesso quello che è stato definito il processo alla vittima. Perché essere donna ti impone un atteggiamento prossimo alla santificazione. Un atteggiamento privo di libertà di essere senza poi essere giudicata.

E così gli anni sono passati da allora, ma una donna deve combattere ancora oggi contro i suoi aguzzini e la pubblica morale, la stessa che nel 1979 riteneva che solo donne di facili costumi potessero subire violenza.