Una delle più gravi tragedie minerarie della storia si verificò l’8 agosto 1956, nella miniera di carbone di Bois du Cazier, appena fuori la cittadina belga di Marcinelle, dove si sviluppò un incendio che causò una strage.

262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici. 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori. Si disse che all’origine del disastro fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa.

La storia ha scandito negli anni quei momenti. Erano le 8 e 10 quando le scintille causate dal corto circuito fecero incendiare 800 litri di olio in polvere e le strutture in legno del pozzo. L’incendio si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12.

In una giornata dedicata al ricordo, anche il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, ha ricordato la tragedia.

“La data della tragedia di Marcinelle torna ogni anno a ricordarci come la dignità di chi affronta sacrifici immani per avere la possibilità di ottenere un lavoro che dia sostentamento a se stesso e alla sua famiglia, è un diritto che quando non viene garantito e tutelato con la giusta cura, innesca una spirale drammatica, capace unicamente di produrre dolori e lutti a tutte le latitudini. In queste occasioni, la memoria va coltivata fuori da ogni canone retorico, come punto di contatto tra ciò che ha significato per intere generazioni lottare per vedere riconosciuti i diritti dei lavoratori e ciò che ancora resta da fare per dare consistenza ad un sistema di tutele che renda i lavoratori realmente sicuri, a prescindere dai luoghi in cui operano e dai paesi in cui si ritrovano a lavorare”.

Anche Ferrazzano, poco distante dal capoluogo molisano, ricorda in questa giornata i fratelli Michele e Francesco Granata, Michele Moliterno e Pasquale Nardacchione (originario di San Giuliano del Sannio) che in quell’atroce mattina del 1956 hanno trovato un destino avverso.