Un tempo i numeri facevano paura. Un tempo, in verità, neanche troppo lontano. Cifre che abbiamo imparato a leggere, giorno dopo giorno, con crescenti competenza e attenzione, oltre la freddezza matematica e la distanza geografica. Abbiamo imparato, un morto dietro l’altro, che dietro quei numeri c’erano delle persone, intere famiglie, affetti perduti che abbiamo fatto nostri. Abbiamo imparato a sentirci parte d’un tutto, a vivere sinergicamente, a fare nostro un dolore estraneo e lontano, trasformandolo in angoscia e promettendo che mai avremmo dimenticato.

Abbiamo tradito una promessa fatta a noi stessi e questo, purtroppo, è quanto di più misero e meschino si possa immaginare. Avere il coraggio di ammetterlo è un atto che presuppone coraggio ma sembriamo molto distanti dal poterlo realizzare.

In Italia i contagi stanno aumentando con preoccupante velocità ma l’apprensione è confinata dietro pareti che non sono le nostre; un’inquietudine che non ci interessa, che riguarda i diretti interessati perché, oggi, abbiamo smesso di essere protagonisti di una storia collettiva che tanto strenuamente abbiamo rivendicato in passato. 642 le persone contagiate nelle ultime 24 ore, 239 in più rispetto al giorno prima; si contano 7 morti, anche questi in aumento e cresce il numero dei tamponi processati. Parole come terapia intensiva e isolamento domiciliare sono tornate nuovamente alla ribalta perché, purtroppo, i ricoveri giornalieri sono in salita. Fra questi, anche molti giovani.

Torniamo, quindi, a parlare di numeri ma, oggi, a questi numeri ci rifiutiamo di dare un volto. Cos’è che ci ha distratti dal comprendere appieno la gravità di ciò che sta accadendo e che potrebbe accadere? Perché il Covid non ci fa più paura?

Eppure, sono in molti a spendersi quotidianamente per cercare di provare il contrario. Le misure di prevenzione non sono mai andate in vacanza, eppure si sono resi necessari ulteriori interventi governativi; ci lamentiamo delle imposizioni e dei criteri di applicazione delle stesse ma abbiamo ampiamente dimostrato di non meritare la libertà concessaci. L’Italia è il Paese in cui la misura più efficace in termini di considerazione è stata la patente a punti: le nostre vite valgono una somma di numeri perché, fino a quel momento, l’idea di indossare la cintura per salvare la pelle non era sufficiente a farci rispettare una semplice, banale regola. A distanza di anni, la logica non è cambiata e continuiamo ad adottare certi comportamenti solo ed esclusivamente allo scopo di non veder scemare i nostri punti, umiliandoci per mano nostra.

È il ricatto, in definitiva, l’unica cosa che sembra sortire un qualche tipo di effetto sul popolo italiano e, purtroppo, non siamo nelle condizioni di poter dimostrare il contrario. Il Covid non è tornato ma, semplicemente, non è mai andato via: con le nostre mascherine all’avambraccio, i viaggi in Grecia e le calorose rimpatriate d’agosto gli abbiamo restituito forza e potere. Lo avevamo ammutolito restando tappati in casa, ovviamente obbligati.

Chiniamo la testa e cuciamoci la bocca dinanzi a quella che sarà la prossima coercizione ma, se possibile, lontano dal frastuono dei balconi, dal colore degli striscioni, dalle challenge social, dalle lacrime compassionevoli, dai cori patriottici, dalle suppliche patetiche, dagli appelli solidali.