Ci sono ferite che non rimargineranno mai, altre che potrebbero essere sanate, se solo qualcuno lo volesse per davvero.

Sono trascorsi quattro anni dal sisma che colpì Amatrice e Accumoli eppure, osservando i centri abitati, il tempo sembra essersi fermato; è questa la frase più ricorrente pronunciata dagli abitanti, il cui senso di smarrimento si tocca con mano e si trasforma, oggi, in rabbia e disgusto. Il centro storico di Amatrice è un luogo fantasma: non una pietra si è posata in questi lunghi anni anzi, senza imbarazzo alcuno, il Comune ha annunciato che a breve affiderà l’incarico per la redazione del Piano di ricostruzione; ad Accumoli, invece, il Programma straordinario per la ricostruzione è “già” in approvazione. Quattro anni per capire cosa fare e come organizzare il da farsi.

Intanto, intere frazioni sono ancora disabitate, una condizione che non sembra reggere il confronto con annunci altisonanti che promettono rapide accelerazioni; 550 i cantieri avviati e 110 milioni di euro stanziati a cui se ne aggiungeranno altri 55 che serviranno a far partire ulteriori 600 cantieri. In queste settimane è previsto anche l’affidamento dei lavori per la ricostruzione dell’Ospedale “Grifoni” di Amatrice mentre in fase di ultimazione sono circa 100 alloggi che, dicono, entro natale saranno consegnati ad altrettante famiglie.

Oggi, la commemorazione celebrativa ad Amatrice, con la visita del premier Conte e del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio in cui, senza troppi giri di parole, ha inteso evidenziare le difficoltà legate alla ricostruzione: “Nonostante tanti sforzi impegnativi, l’opera di ricostruzione dei paesi distrutti – da quel sisma e da quelli che vi hanno fatto seguito in breve tempo- è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica. Nello spirito di solidarietà, fondamento della nostra Costituzione, la Repubblica – in tutte le sue istituzioni, territoriali e di settore – deve considerare prioritaria la sorte dei concittadini più sfortunati colpiti da calamità naturali, recuperando, a tutti i livelli, determinazione ed efficienza”.

Sulla necessità di velocizzare la ricostruzione, anche Papa Francesco al termine dell’Angelus: “Rinnovo la preghiera per le famiglie e le comunità che hanno subito maggiori danni perché possano andare avanti con solidarietà e speranza e mi auguro che si acceleri la ricostruzione affinché la gente possa tornare a vivere serenamente in questi bellissimi territori dell’Appennino”.