di Alessandro Matticola

11 settembre 2001. Alle 8:46, circa le 14:40 in Italia, due aerei si schiantano contro le torri gemelle del World Trade Center di New York. Nel giro di qualche ora, altri due aerei si schianteranno uno sul Pentagono e l’altro, in un primo momento diretto sulla Casa Bianca, si schianta in un campo in Pensylvania.

Il mondo cambia.

19 anni fa un evento forse prevedibile, vedremo perché, ma non certo di questa portata, cambia radicalmente la visione del mondo, il concetto di sicurezza e alimentano la cultura del sospetto.

L’11 settembre ha avuto questo come conseguenze che gli studiosi e i teorici delle relazioni internazionali stanno ancora analizzando.

Quello che è certo, è che cambia completamente il concetto di sicurezza.

Fino all’11 settembre 2001, la sicurezza era un concetto del tutto “terrestre” o “marittimo”. Le potenze di terra o di mare, per usare le categorie della geografia politica, ancora oggi basano la propria sicurezza sulle milizie o sulle flotte navali. La sicurezza dei confini, in generale, viene garantita così. Non servono più le mura di cinta fortificate intorno alla città.

L’utilizzo delle forze aeree era relegato sempre alla terra. Gli aerei venivano utilizzati per sganciare le bombe in modo da avanzare in un combattimento o per controllare i territori o comunque, in caso di guerra, per operazioni legate alle milizie: fornitura viveri, aiuti di ogni tipo, recupero feriti e cadaveri. Sempre e comunque aspetti legati a qualcosa di terreste. Le battaglie aeree erano per la difesa di quello che c’era in terra, non nei cieli.

L’11 settembre, gli aerei che si schiantano contro gli obiettivi prefissati, sono aerei civili e non militari. Gli obiettivi primari da raggiungere si trovano “a vista”, in aria. Le Twin Towers sono alte più di 400 metri, basta abbassarsi un po’ con il velivolo. L’obiettivo non è chi sta sulla terra, è quello che si vede dall’aereo. Il nemico non è più il militare o il civile, il nemico è simboleggiato nell’edificio che va attaccato.

Chi spara non viene dal mare o dalla terra, non c’è. È un concetto inedito. Il pericolo dal cielo non viene solo in caso di guerra, arriva quando meno te lo aspetti. Non è un aereo da combattimento che sgancia missili, è un aereo di linea con a bordo dei civili.

Cambia il concetto di sicurezza quindi, il pericolo arriva anche dall’alto e colpisce cosa trova nel suo cammino, indistintamente, senza nessuna regola. Non sono i confini marini o i confini terrestri ad essere sotto attacco, ma quelli

A questo, va legato un altro concetto: la paura del diverso che cambia forma. Non si ha più paura del “nero”, dell’africano o dell’albanese. Il pericolo del diverso adesso è il medio oriente. Non è più confinato tra il mediterraneo, il mare arabico e l’oceano indiano. Arriva dal nulla, getta panico e pericolo senza freni. E se ti trovi in una città cosmopolita come New York, ti capita anche che il diverso ce l’hai come vicino di casa.

Resta singolare l’episodio accaduto ad un benzinaio Sikh pochi giorni dopo l’attentato dell’11 settembre, per capire il grado di tensione che si era raggiunto in quel periodo e che, in qualche modo, vige ancora oggi. Il benzinaio, a New York, stava svolgendo il suo lavoro quando è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola. L’uomo apparteneva al gruppo etnico indiano Sikh appunto, quelli col turbante per intenderci. Era uno straniero, era un pericolo.

Da qui l’ultimo aspetto che ha alimentato l’11 settembre: il sospetto fino all’esasperazione e una forsennata “caccia alle streghe” che ancora oggi continua, anzi, ritorna con ancora più furore grazie alle migrazioni del mediterraneo.

Come accennato all’inizio, l’11 settembre poteva essere prevedibile. L’attentato è messo in atto da Al Qaeda, un movimento guidato allora da Osama Bin Laden, nato per resistere all’invasione sovietica del 1979. Figura di spicco di questo movimento era Ahmad Massud, leader carismatico che aveva combattuto i sovietici e che, ancora oggi, rappresenta un punto di riferimento nella lotta contro l’integralismo islamico partito dall’Iran di Khomeini, per la creazione di un Afghanistan “libero”. Massud viene ucciso il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato di New York, da due finti giornalisti belga. Si pensa che sia stato un attacco organizzato proprio da Al Qaeda e da Bin Laden, in vista dell’attentato che era stato organizzato, a quanto pare, già a giugno, salvo poi ritrovare vari filmati in cui Bin Laden smentiva la paternità dell’attentato.

Quello che è certo, è che tra l’omicidio di Massud e l’11 settembre c’è un legame. Ma questa è un’altra storia.