Riparte domani 16 settembre il confronto tra il governo e i sindacati  sulla riforma previdenziale da attuare con la prossima legge di Bilancio. Novità dunque in arrivo per quanto riguarda la riforma pensioni 2021. In particolare si sta ragionando su sull’opzione ‘Quota 41’, vale a dire andare in pensione con 41 anni di contributi per tutti, a prescindere dal livello di anzianità. Questo per garantire una maggiore flessibilità in uscita, visto l’avvicinarsi della scadenza di quota 100, che terminerà tra poco più di un anno e consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti coloro che hanno almeno 38 anni di contributi con un’età anagrafica minima di 62 anni.

Un’opzione che però si prevede essere costosa. L’ipotesi immaginata dal governo è quella di consentire a chi lo desidera l’uscita anticipata a 62-63 anni di età, prevedendo però un taglio – variabile dal 2,8% al 3% – del montante contributivo per ogni anno di anticipo. In tal modo chi sceglie di andare in pensione a 62 anni avrebbe un taglio medio di circa il 5% della pensione

Tra le ipotesi torna poi anche l’opzione ‘Quota 102’ di cui si era già parlato all’inizio dell’anno. Il meccanismo sarebbe simile a quello di ‘Quota 100’, con un’unica differenza che riguarda l’età anagrafica.
‘Quota 102’ infatti, permetterebbe di andare in pensione con 38 anni di contributi, come nel caso di ‘Quota 100’, ma con un’età anagrafica più alta, pari a 64 anni e non più a 62. La copertura però sarebbe meno impegnativa per le casse dello Stato. Come spiegato su ‘Il messaggero’ per lo Stato si tratterebbe di un flusso in uscita per competenza e non per cassa, destinato a diminuire nel corso degli anni a venire.

Dopo quello di domani, poi nell’agenda politica c’è un altro appuntamento in programma il prossimo 25 settembre, quando si affronterà il tema più generale di una riforma delle pensioni che consenta di superare l’attuale sistema.