Questa terra, il Molise, o la si ama visceralmente o la si odia e si decide di tagliare qualsiasi ponte. Tanti lo hanno fatto, ma ci sono tanti altri che con caparbietà e coraggio sono rimasti e nonostante tutto non si piangono addosso. Non si lamentano di quello che non c’è ma cercano di dare il proprio contributo per un territorio che ha tutte le carte in regola per (ri)partire.

E uno di questi è senza dubbio Michele Messere, giovane, dinamico, intraprendente e soprattutto con un amore incondizionato per questa terra. È uno di quelli che ha voluto dare un contributo affinchè questo territorio si possa conoscere, affinchè anche gli altri possano innamorarsi di quanto di bello e incontaminato c’è in Molise e perchè da tanta bellezza, da tanta cultura e da molto lavoro si realizzi qualcosa di concreto e produttivo.

E’ con questo scopo che nasce il suo lavoro ‘I Racconti della Terra’. Un progetto che come Michele stesso tiene a precisare è senza scopo di lucro prodotto e realizzato da lui stesso con un obiettivo ben preciso: raccontare il territorio.

“Sono pienamente consapevole che il Molise ha tanti punti delicati, ma mi sono reso conto che esistono determinati luoghi che potrebbero davvero essere un buon trampolino di lancio per la rivincita di questo territorio. Da questa considerazione è scaturita la voglia di raccontare il Molise agli altri”.

Quello di Michele è un lavoro che nasce dal cuore e vuole arrivare al cuore passando per il cuore di questa terra che “ha necessità di essere raccontata”.

Questo dunque il momento più propizio, all’indomani di un’estate in cui ci sono stati segnali positivi arrivati dal turismo.

“La serie nasce così per valutare il proprio territorio, discernere tra quello che vale e quello che non vale e promuovere ciò che ha valore. Questo prodotto vuole essere una bussola per ogni tipo di viaggiatore ma è anche una sorta di denuncia velata, per dire ai molisani guardate che noi questo lo abbiamo e questo evidentemente vale e state attenti che da questo potremmo ricavarne qualcosa”.

Ideologicamente ha voluto seguire un percorso già tracciato da Francesco Jovine quando ha scritto ‘Viaggio nel Molise’. Jovine partiva da Venafro, Michele parte da Castel San Vincenzo e dall’abbazia. Dunque un viaggio in 9 puntate dall’alto Molise, per approdare nel basso Molise.

Un viaggio che racconta una terra che Michele definisce vergine a cui si lega un turismo che qui deve essere necessariamente lento e anch’esso vergine. Un turismo dunque che deve lasciare intoccato ciò che deve essere intoccato. Un turismo che deve essere delicato e che non vada a intaccare l’unicità del territorio, le peculiarità di questa terra, perché altrimenti si potrebbe perdere tutta l’essenza, e tutto ciò che di eccezionale questa terra conserva. E in questo noi dobbiamo essere delle brave sentinelle.

“Dovremmo essere bravi a veicolare questa tipologia di immagine del Molise, questo tipo di proposta. Possiamo offrire ai turisti che vengono da fuori una terra calma, organizzata, dove è possibile compiere visite culturali e contemporaneamente passeggiate nel verde. Questo sappiamo che possiamo offrire, senza ingigantire la nostra immagine. Non dobbiamo declinarla con i canoni di altre regioni o accostarla ad altre regioni. Il Molise è diverso da tutte le altre terre e dobbiamo essere attenti a creare un’immagine ad hoc”.

Nella descrizione che Michele fa del suo lavoro, le sue parole non sono pronunciate a caso. Descrive con minuziosità e con cura ogni passaggio così come con cura narra i luoghi del Molise. Una minuziosità e un’attenzione che ha messo anche nella scelta del titolo del suo lavoro. ‘I racconti della Terra’ è il titolo di un’opera del 1924 della scrittrice molisana, Lina Pietravalle.

“Per me questa scrittrice è stata una scoperta straordinaria e volevo darle una sorta di omaggio. Il titolo del suo libro si presta bene per il mio intento e cioè che volevo una terra personificata e una terra stessa che mi raccontava ciò ha da raccontare”.

Michele con il suo lavoro, ma anche con la sua determinazione ha dimostrato di crederci molto in questo Molise. Ha dimostrato che si può fare. Come tanti altri ha dimostrato che in questo Molise si può restare, continuare a vivere e allo stesso tempo essere promotore di iniziative che fanno bene al territorio. E immagina che un futuro possa esserci come possa esserci un ritorno a questo territorio.

“Se si parte da poche misure essenziali come lo sviluppo di una rete di trasporti e infrastrutture corretta, una visione anche sul mondo tecnologico portando la rete veloce all’interno dei paesi, il resto lo faranno le persone che avranno voglia di tornare”.

Ma il suo sogno nel cassetto per questo Molise è una presa di coscienza di ciò che c’è per poi arrivare ad azioni concrete.

“Con questo lavoro ho voluto dire che abbiamo un patrimonio invidiabile e ora c’è da fare, perché il mio sogno sarebbe quello di vedere i molisani stessi attrattori per i turisti. Dopo aver preso coscienza di ciò che hanno, dopo essersi istruirti di ciò che hanno perché lo sviluppo turistico passa anche da lì, calarsi nella parte della guida turistica all’occorrenza come avviene da altre parti. Serve chiaramente anche una programmazione nelle stanze del potere. È vero che spesso l’amministrazione regionale è ‘colpevole’ del mancato sviluppo ma non è l’unica perché a volte serve una predisposizione allo sviluppo della direzione museale e della soprintendenza che dovrebbero aprirsi e cambiare l’approccio”.

Un appello poi ai suoi coetanei che invita a essere attivi e protagonisti con le loro idee, con la loro manovalanza e con la voglia di rendere questa terra migliore.

“Mi sono reso conto, girando la terra ad agosto, di un turismo che non avevo visto, ma ci sono stati dei disservizi, sulla chiusura di alcune strutture culturali che non riuscivano  a restare aperte per più giorni. Questa, a volte, è causa di una mancata predisposizione della soprintendenza ma anche della mancanza di manovalanza. Quindi l’appello che voglio fare ai miei coetanei, a quelli che vivono o che tornano nei paesi d’estate, è di proporsi come volontari, entrare in questo circuito e dare una mano concreta e fisica tenendo aperti i luoghi. E spero che questi paesi, che hanno dei luoghi di cultura o manifestazioni culturali, riescano a ricevere un aiuto da parte dei giovani che dovranno fare i volontari”.

E allora che Michele sia da esempio e soprattutto da stimolo ai tanti giovani molisani – e non solo giovani – affinchè i loro gesti, la loro intraprendenza possano disegnare un futuro prosperoso per questa terra. Soprattutto che sappiano far ascoltare la loro voce che possa portare verso la via del saper fare a vantaggio del bene comune e di quanto di unico e prezioso questo territorio conserva. Sono loro il futuro e se lavorano con onestà e determinazione tanto di buono possono produrre.

Il documentario si può seguire sulla pagina facebook de ‘I Racconti della Terra’.