di E. S.

C’è chi dice NO, ma è una specie protetta. Così come accaduto domenica e lunedì al Referendum per la riduzione del numero dei parlamentari approvata con un SI dal 69,64% degli italiani.

E pure qualcuno ha votato NO, chi? Come detto nella maratona di Mentana – per chi l’ha seguita – chi ha votato contro vive nei centri storici delle città, ha redditi alti e un’immagine dei partiti e della politica che si rifanno alla vecchia sinistra ormai “decaduta”.

È dunque stato un Referendum “ricchi contro poveri”, “élite contro popolo”, “vecchio sistema contro antipolitica”? Non esattamente. Chi ha votato NO al taglio dei parlamentari non solo rappresenta in questa tornata elettorale il 30% dei votanti ma coincidere con gli elettori delusi dall’offerta politica.

Secondo i sondaggi di Ipsos sono laureati, professionisti o manager che negli ultimi due anni si sentono insoddisfatti dai partiti. Non amano le politiche dei fondi a pioggia senza la minima attenzione alla crescita e all’ecologia, non amano i populismi di destra o di sinistra, sono profondamente perplessi per i personalismi – basta vedere il declino del Movimento – che impediscono alle forze riformiste di aggregarsi, pur avendo le stesse idee.

E con questo gruppo di persone bisognerà fare i conti. Chi non condivide la classe politica attuale è ben oltre il 30% (arrivano in realtà al 40% se non più). Il NO per era per difendere le poltrone, ma una politica che ha bisogno di vero rinnovamento. E diciamolo: basta vivere da  “estranei” nel proprio paese natale!