di Alessandro Matticola

Siamo al giro di boa del semestre europeo a guida tedesca. Un semestre cruciale per il futuro dell’unione e della Germania. Sarà l’ultimo atto politico della cancelliera Angela Merkel, ci saranno da gestire i fondi del recovery plan del coronavirus ed altre questioni non di secondaria importanza come il superamento del sistema di Dublino.

Di questo e di tanti altri aspetti legati alla guida tedesca dell’Unione e dei rapporti tra l’Italia e la Germania, si è discusso con l’Ambasciatore della Repubblica Federale Tedesca in Italia, Viktor Elbling, ex Ministro degli Affari Esteri durante l’ultimo governo Kohl e di nuovo con Angela Merkel, prima del suo impegno in Italia dal 2018, in un incontro organizzato dall’ufficio Europe Direct della Provincia di Campobasso.

Elbling ha da subito posto l’accento, fin dall’inizio del suo intervento, alla situazione causata dalla pandemia di coronavirus. Una situazione che ha messo in risalto la necessità di aumentare le competenze in capo all’Unione Europea in campo sanitario, in modo che in caso di una seconda ondata praticamente alle porte – ma non solo per questo – l’UE sia in grado di far fronte fin da subito all’emergenza.

Si è poi fatto il punto sulla politica estera. Vi sarà l’ultima fase della “Brexit” da affrontare, una questione che – ha affermato l’Ambasciatore – se fosse stata sollevata una seconda volta già subito dopo il voto, avrebbe avuto un esito diametralmente opposto.

E’ stata evidenziata anche la forte interdipendenza tra la Germania e l’Italia e di quanto i due paesi siano vicini tra loro, non solo per motivi economici, ma anche culturali. Elbling ha ricordato l’importanza fondamentale delle migrazioni italiane degli anni ‘50 e ’60 e di come queste abbiano influenzato la cultura tedesca. Spostandosi poi su tematiche più vicine alla “realpolitik”, Elbling ha sottolineato senza problemi che è assurdo pensare ad una volontà da parte della Germania di vedere un’Italia economicamente debole, in quanto sono due paesi strettamente interdipendenti dal punto di vista economico, per cui il prezzo di una debolezza italiana avrebbe ripercussioni economiche non indifferenti sull’economia tedesca ed europea.

C’è poi la necessità di superare il sistema di Dublino. L’Ambasciatore Elbling ha evidenziato come quell’accordo sia obsoleto, inadeguato per un’emergenza simile come quella che sta investendo il Mediterraneo e di come l’Italia abbia accusato l’inadeguatezza di quel sistema. Mediterraneo che non preoccupa solo per la questione migranti, ma anche con i rapporti tra l’Unione e gli stati dell’Africa del nord: Libia su tutti, ma anche Turchia, Libia, Cipro e la Grecia, anche qui per la situazione relativa alle migrazioni.

Punto chiave del discorso dell’Ambasciatore tedesco, è stata la centralità dell’Integrazione Europea, ripresa più volte anche nelle domande che gli sono state poste durante l’incontro. In particolare la necessità di creare un’Europa coesa, sovrana e solidale, tre pilastri base su cui fondare il futuro dell’Unione e la necessità di investire sulle generazioni future, che è la mission del programma “Next Generation Eu”. L’Europa è nata come comunità di stati, ma con l’Euro e il grande passo in avanti del debito comune con il “Recovery Fund”, il processo sta continuando e l’ideale sarebbe arrivare presto ad un’unione fiscale, oltre al superamento di alcune barriere che lasciano ancora molte tematiche alla gestione degli stati, come la sanità. L’Europa esiste e si può solo andare avanti, come ha affermato Elbling, lo dimostrano i tanti stati ai confini dell’Unione che desiderano entrare all’interno di questo sistema. Per questo, prima ancora del ruolo delle istituzioni, è necessario che siano i cittadini ed i giovani i primi ad impegnarsi per la crescita e l’integrazione dell’Unione Europea e far si che i valori degli stati membri diventino un sistema di valori dell’Unione. Un’Unione solidale e responsabile, aspetto quest’ultimo su cui Elbling ha posto l’accento: troppo spesso l’Europa e gli stati membri sono stati solidali ma non responsabili.

Strettamente legato al tema dell’integrazione europea, è quello della cittadinanza, altro tema affrontato da Elbling. È infatti necessario che si creino dei cittadini europei consapevoli e questo è possibile solo con la volontà dei singoli cittadini dell’Unione. Non basta infatti un’imposizione della cittadinanza europea a livello giuridico, bisogna essere consapevoli di ciò e questo è possibile solo se i cittadini degli stati membri, dal basso, hanno la volontà di essere tali e di difendere l’Unione. Un aspetto più difficile da realizzare, ha affermato l’Ambasciatore, nelle persone più anziane che hanno vissuto un periodo diverso dell’Unione, quando questa era solo una comunità economica e quindi vi era un’idea lontana da quella attuale. Motivo per cui il futuro dell’UE è tutto in mano alle nuove generazioni.

Si è poi toccato il tema delle pari opportunità. L’Ambasciatore Elbling ha dichiarato che la presenza di una donna a capo del governo da 15 anni è diventata la normalità, ma non è così in Germania né nel resto dell’Unione, dove sono ancora pochi gli stati con una politica virtuosa su questo tema. Manca ancora una forte rappresentanza a livello delle istituzioni, nei parlamenti e negli incarichi di governo, così come alla guida delle grandi aziende. E c’è da affrontare il discorso della parità di genere anche sulla remunerazione del lavoro, un aspetto questo ancora più sottovalutato.

Infine i fondi del “Next Generation EU”. Fondi che vanno impiegati a 360°. Non solo per gli investimenti nel mercato del lavoro, ma per una “ristrutturazione” dell’Unione anche sotto il punto di vista delle infrastrutture, sotto le parole chiave della modernizzazione e della sostenibilità. Energie rinnovabili, efficientamento energetico, recupero degli edifici dismessi e in particolare investire sulla mobilità sostenibile, che è uno dei punti chiave.

Insomma, la Germania ha non poche sfide da affrontare e 3 mesi circa per avviare un processo che in molti si auspicano, in primis l’Ambasciatore Viktor Elbling. Ma creare un un’Unione Federale non è un compito facile. La pandemia del coronavirus, come ha affermato anche Elbling, purtroppo e per fortuna può dare uno slancio significativo in questa direzione: per emergenza si è contratto debito comune tra gli stati e questo poterebbe essere il primo passo verso un’unione fiscale e quindi, un primo passo verso un’Unione Europea più federale e più politica.

E se questo segnale arrivasse dalla Germania, in questi ultimi tre mesi di governo europeo, sarebbe davvero importante.