di Alessandro Matticola

Come annunciato la scorsa settimana Ursula Von Der Leyen, in Commisione Europea, ha approvato la riforma delle politiche migratorie dell’Unione.

Un Patto sui Migranti, che si basa sulla solidarietà dei paesi membri, che dovranno farsi carico dei migranti che approdano in un paese dell’Unione.

Col sistema attuale, quello della Convenzione di Dublino del 1990, i migranti dovevano svolgere l’iter per la richiesta d’asilo, dello status di rifugiato o comunque per la permanenza nel territorio dello stato membro, nel paese di primo approdo. Il che ha causato lo stallo dei sistemi di accoglienza, con le strutture stracolme e le persone che si ritrovano in condizioni disumane ed igienico-sanitarie spesso precarie.

Il nuovo sistema prevede un rafforzamento delle frontiere dell’Unione, che si impegna ad identificare i migranti entro 5 giorni dall’approdo e formalizzare le richieste di asilo in un massimo di 3 mesi. Tutti i migranti, che siano richiedenti asilo, rifugiati o che devono essere rimpatriati, verranno divisi tra gli stati membri secondo un meccanismo automatico. In caso di rifiuto dell’accoglienza da parte di un paese membro, questo si farà carico del rimpatrio di alcuni migranti attraverso una “sponsorizzazione”.

Sono questi ultimi due punti in particolare che troveranno non pochi ostacoli da parte dei governi dell’Europa centrale soprattutto. Non si sa ancora del funzionamento di questo meccanismo automatico, ne sarà facile far passare la linea del pagamento – alla fine dei conti si tratta di questo – del rimpatrio dei migranti.

La palla passerà, a partire da oggi, ai governi centrali che dovranno approvare il Patto. Grande soddisfazione è stata espressa dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed anche la Von Der Leyen si dice fiduciosa dell’accettazione da parte dei paesi europei, facendo leva anche sulla recente approvazione del recovery plan per il coronavirus e il l’emissione di debito comune.