Il Governo si è ritrovato in questi giorni a discutere di una possibile proroga dello stato d’emergenza – in scadenza il 15 ottobre – fino al 31 dicembre 2020.

Diversi fattori da prendere in considerazione. È comunque dall’andamento della curva dei contagi dipenderà infatti il nostro futuro: ad oggi, infatti, i dati ci dicono che l’Italia è molto lontana da rischio di una seconda ondata. Secondo le stime degli esperti, qualora nelle prossime settimane la curva dei contagi dovesse restare sotto alla soglia dei cinquemila vorrà dire che è stata riassorbita anche la riapertura delle scuole. E in tal caso il Governo potrà gestire la pandemia con più calma, molto probabilmente anche evitando una proroga “massiva” dello stato d’emergenza. Ma per scongiurare la proroga dello stato d’emergenza è necessario che il Governo trovi la soluzione ad alcune problematiche.

In poche parole il Governo dovrà trovare soluzione ai seguenti problemi: conferma degli obblighi introdotti con lo scopo di limitare i contagi sul territorio, come mascherina e sanificazione dei locali; lo stesso vale per i divieti, come quello di assembramento; conferma della funzione di coordinamento attribuita al Capo della Protezione civile; conferma dei poteri straordinari attribuiti ai Presidenti delle Regioni in quanto “soggetti attuatori”; approvazione di una misura apposita per confermare lo smart working in forma agevolata anche dopo il 15 ottobre; trovare un modo per ridurre la filiera autorizzativa che in questi mesi è stata utile per acquistare rapidamente tamponi e test sierologici e che nel prossimo futuro potrebbe servire per l’acquisto di dosi massicce di vaccino antinfluenzale.

Problemi a cui trovare presto risposte sia per la tutela della salute dei cittadini che per l’assetto politico. Proprio su quest’ultimo punto è in gioco il governo Conte e i suoi equilibri dove la proroga dello stato d’emergenza in parte andrebbe a velocizzare tutte le procedure e decisioni dall’altra verrebbe vista dalle forze politiche in Parlamento come un abuso.