Il Covid-19 ha dato la stangata definitiva ad un SSN sostenuto da giovani medici precari oramai da un decennio”. È quando afferma Angelo Testa, segretario nazionale dello SNAMI, il sindacato autonomo dei medici italiani. Un sistema che non era pronto ad una emergenza come quella del coronavirus e che si è fatto le ossa strada facendo. Salvo il fatto che, adesso che l’emergenza è in una fase di calma apparente – i contagi stanno risalendo – le regioni stanno chiedendo a tutti i medici neolaureati che sono stati assunti, di licenziarsi per iscriversi ai corsi di specializzazione.

Abbiamo ringraziato per mesi questi nostri colleghi che si davano da fare in trincea durante l’emergenza sanitaria. Giovani Colleghe e Colleghi chiamati da molti eroi ma in fondo stavamo facendo solo il nostro lavoro” ha proseguito Testa. Ma il paradosso, come affermato da Federico Di Renzo, responsabile giovani SNAMI per il Molise, è che le regioni che stanno chiedendo ai medici di fare un passo indietro, sono proprio quelle che hanno maggior bisogno di personale medico in quanto, afferma Di Renzo, i governatori non vogliono assumersi la responsabilità di superare gli ostacoli legislativi, poco chiari e molto sibillini. “Dobbiamo smetterla di illudere i giovani con incompatibilità arcaiche e farraginose, con contratti provvisori che stimolano e foraggiano il precariato, con poche borse da 4 soldi e con emendamenti che minano le fondamenta della formazione in medicina generale

La situazione in Molise si sa, oramai da troppi anni, non è delle migliori e si è aggiunta oggi anche la diffida all’Asrem da parte di Andrea Greco, capogruppo alla regione del Movimento 5 Stelle. La diffida riguarda in particolare l’ospedale “Francesco Caracciolo” di Agnone, dove non è possibile effettuare i tamponi per il coronavirus, costringendo i cittadini a doversi recare presso il “S.S. Rosario” di Venafro, con tutti i rischi del caso tra cui quello di far circolare il virus in caso di positività. Per questo motivo, Greco chiede l’attivazione delle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, che possano sopperire alla carenza del sistema sanitario regionale.