di Alessandro Matticola

 

È da circa una settimana che stanno arrivando denunce alle forze dell’ordine dell’Urbe, con il sostegno delle associazioni in favore dei diritti delle donne e del Garante della Privacy.

La notizia è macabra, senza mezzi termini.

Cimitero Flaminio di Roma. C’è una zona chiamata “Il Giardino Degli Angeli” dove sono sepolti i feti abortiti. Da qualche giorno, alcune donne che si sono recate li hanno scoperto che le croci dei piccoli che non sono mai nati portano il loro nome. Ogni tomba scavata nella terra porta il nome della madre che lo ha abortito.

La notizia ha sconvolto non poche persone, che si sono recate li e a sorpresa si sono viste il loro nome sopra una croce in un cimitero, addirittura con una cartina che indicasse il luogo esatto dove fosse sepolto il feto.

E la cosa che desta più scalpore, è che nessuna delle donne interessate hanno prestato il consenso, ne all’apposizione dei loro nomi sulle tombe e a quanto pare neanche alla sepoltura del feto, insieme ad una data che non corrisponde né a quella del parto né a quella della sepoltura. Insomma, uno scenario degno di un film dell’orrore.

Le madri interessate hanno fatto per caso questa scoperta, iniziando a denunciare la cosa sui social e poi informando le autorità. La prima denuncia il 28 settembre. La donna interessata aveva avuto un aborto terapeutico. Alla domanda se voleva occuparsi delle esequie, era stato risposto di no, salvo poi ritrovarsi una tomba con una croce e il suo nome inciso sopra.

Una scoperta macabra appunto, con tutto quello che ne consegue. C’è chi non ha avuto il coraggio di andare a controllare se ci fosse anche il suo di nome, troppo pesante da sopportare una cosa del genere. Si, si perché chiunque ha avuto questa idea non sa cosa vuol dire avere rispetto. Perché dietro ad un aborto ci possono essere mille motivazioni e quant’anche si trattasse di una scelta volontaria, non dettata da cause di forza maggiore. E quant’anche si trattasse di una scelta volontaria, questa può essere dettata da mille ragioni.

In altre parole, manca il dovere del rispetto. Nei confronti delle madri, del loro dolore perché non si tratta mai di una scelta fatta a cuor leggero, volontaria, obbligata o spontanea che sia, nei di questi bambini mai nati, non consapevoli di quello che stava accadendo loro.

A fare così scalpore non è la presenza del cimitero. Sono presenti infatti in tutta Italia luoghi simili. Il comune di Marsala in Sicilia ha istituito un “Registro dei Bambini Mai Nati” e altri cimiteri dove queste anime innocenti possono trovare riposo sono presenti anche a Cagliari, nel vicentino, a Vercelli. Sono circa 50 in tutta Italia. E vi sono associazioni che si occupano proprio di espletare questo tipo di servizio.

Il tutto a norma di legge. Se l’aborto del feto avviene tra la 20 ^ e la 28^ settimana infatti, secondo la legge 285 del 1990 sugli organi di polizia mortuaria, la sepoltura del feto spetta alla Asl di competenza, mentre prima della 20^ la sepoltura è per volontà dei genitori, in caso contrario il feto viene cremato.

Il punto è che quasi sempre, le donne che subiscono un aborto non sono informate dei loro diritti e di quelli del feto. Ad esempio, vi è un consenso da esprimere obbligatoriamente sul “destino” del feto espulso, mentre non vi sono norme specifiche sulla procedura da seguire per la sepoltura, oltre quelle della legge citata.

E vi sono state anche altre storie simili a quella delle croci di Roma. Come è successo ad esempio a Milano, dove una donna ha raccontato ad una testata online, di aver dovuto effettuare un aborto terapeutico a causa di una malformazione cardiaca del feto. Al momento dell’aborto, gli è stato chiesto di dare un nome al bambino, ci ha pensato la psicologa ad informare la donna, compreso il fatto che se non avesse dato lei un nome gliel’avrebbe dato qualcun altro prima di seppellire il feto. Il trauma nel trauma

Sicuramente conto la presenza di luoghi per la sepoltura dei feti è un aspetto di non poco se si pensa che, in posti come il Molise, non esistono luoghi del genere e molti feti abortiti vengono letteralmente gettati nel bidone dell’indifferenziato, come un qualunque rifiuto. Bambini buttati nella spazzatura come i resti del pranzo, passando da una situazione di massimo rispetto ad una di totale disprezzo.

Al di là di questo aspetto, non di secondaria importanza, il nome delle madri su quelle croci, è una condanna ingiustificata, senza alcuna logica.