di Alessandro Matticola

Nel 2010, Antonio Pennacchi pubblica “Canale Mussolini”, vincitore del premio Strega, seguito da una seconda parte pubblicata nel 2015 e da “La Strada Del Mare”, pubblicato da poco per la Mondadori.

È la storia di una famiglia trasferitasi dalla bassa padana la zona dell’agro pontino bonificata dal regime fascista. Una scelta che, unite al contesto politico e a quello storico del secondo conflitto mondiale, saranno fortuna e miseria dei Peruzzi, protagonisti dei romanzi.

È una visione del fascismo, come ce ne sono state tante. Gli effetti di un periodo storico che si “abbattono” su una famiglia, in modo oggettivo.

Sulla stessa scia, quella di voler raccontare il fascismo ne da un punto di vista politico ne di parte, Antonio Scurati ha romanzato, riuscendoci egregiamente, ciò che se vogliamo si cela dietro alle vicende dei Peruzzi, così come di tante altre persone durante il ventennio fascista.

La trilogia di “M” è arrivata al suo secondo volume, “L’Uomo Della Provvidenza”, che racconta gli anni del regime, la conquista delle colonie, la dittatura mentre nel primo, “Il Figlio Del Secolo”, veniva narrata l’ascesa al potere, lo squadrismo, la rivoluzione fascista.

“M” ha ricevuto finora pareri molto contrastanti. C’è chi lo ha definito un libro di storia, al pari di tanti altri, utile per i tempi moderni perché il fascismo oramai è relegato all’ultimo mese di scuola degli ultimi anni. C’è chi invece lo ha definito utile, perché come afferma anche il suo autore, i populismi sono dietro l’angolo, vivi più che mai e pronti a colpire appena se ne presenta l’occasione.

“M” è un punto di vista diverso sul Fascismo, come non è mai stato raccontato finora, di certo non in letteratura. Benito Mussolini – la M è lui se non lo si fosse ancora capito – viene narrato, non affrontato come nei libri di storia, in prima persona. Le vicende sono romanzate ed è Scurati a narrarle, ma la storia di Mussolini è vissuta in prima persona dallo stesso protagonista, quello che viene esaltato a Predappio e che viene descritto come un rudere nei libri di storia. E’ ovvio che ad essere narrate sono le vicende del ventennio e di come si è arrivati alla nascita del Fascismo, così come le vicende di Mussolini sono quelle note a tutti, seppur intervallate da elementi di fantasia, probabilmente anch’essi accaduti davvero.

Antonio Scurati ama entrare nello “scomodo”, in quello che si vuole nascondere. Lo aveva fatto capire bene nel 2009 con “Il Bambino Che Sognava La Fine Del Mondo”, finalista al premio Strega di quell’anno. In un’Italia scossa dalle numerose denunce per pedofilia, nella indignazione per gli abusi sessuali subiti dai bambini – e quell’anno sui tg nazionali era un continuo, narrato anche all’interno del romanzo – c’è chi lucra su quello schifo e si mette in mostra. Perché infondo piace essere al centro della scena, anche se si tratta di stare dalla parte opposta: “Spesso, non potendo avere il bene, ci si accontenta del male” afferma la protagonista del romanzo.

“M” segue la stessa scia. Mussolini ci viene restituito come uomo, protagonista, in carne ed ossa. Lo rende vivo, presente, non mito ma reale. Non è l’uomo della parodia “Sono Tornato” di Luca Miniero. È Benito Mussolini, l’uomo, il politico, il rivoluzionario, il donnaiolo, il Duce.

Antonio Scurati riesce nell’impresa di dare un punto di vista defocalizzato e vivo del ventennio fascista, non sterile come le pagine dei libri di storia, non mitologico come i nostalgici di Predappio.

“M” è il romanzo su Benito Mussolini che mancava, quello che serviva per comprendere il populismo, un termine di cui oggi si fa largo abuso, senza comprenderne il significato.