di Alessandro Matticola

 

Il presidente nord coreano Kim Jong-Un ha sempre suscitato un alone di mistero ed anche un non so che di grottesco a momenti. Descritto come un dittatore spietato a momenti, tanto da condannarti anche se non applaudi alla sua presenza, è apparso a volte anche circondato da sfarzo anche esagerato per una repubblica socialista.

C’è stato un periodo dove Kim era scomparso, durante quella che è stata la prima fase dell’emergenza sanitaria da coronavirus. In pubblico appariva solo la sorella Kim Yo-Jong – nei paesi asiatici con gli abitanti dagli occhi a mandorla viene messo sempre prima il cognome e poi il nome e la cosa viene rispettata in ogni lingua tradotta – tanto da far pensare al peggio. Poi il leader è ricomparso appena la situazione iniziava a calmarsi.

Fino alla giornata di ieri, dove l’uomo di acciaio descritto finora si è letteralmente sciolto in lacrime. E’ successo durante una cerimonia pubblica per il 75 ° anniversario del Partito del Lavoro di Corea. Nel suo intervento, ad un certo punto, Kim si è tolto gli occhiali asciugandosi le lacrime, dopo aver ammesso di non essere stato all’altezza del suo compito: “La nostra gente ha riposto fiducia in me, alta come il cielo e profonda come il mare, ma non sono riuscito ad essere sempre all’altezza in modo soddisfacente. Mi dispiace davvero per questo

Le sanzioni internazionali da parte di Ue e Onu, i disastri naturali che nella zona sono particolarmente violenti, da terremoti e maremoti agli eventi atmosferici, fino alla pandemia di coronavirus che sta interessando il globo. “Approfittando di questa opportunità, offro la mia più sincera vicinanza a quanti nel mondo stanno ancora combattendo la malattia causata dal virus maligno, e spero dal profondo del mio cuore che la salute, la felicità e il sorriso di tutte le persone siano garantite”, ha proseguito poi il leader.

Le lacrime di Kim sono durate poco comunque. Alla vista dei nuovi missili intercontinentali, definiti dei mostri dagli esperti, il leader di Pyongyang ha sorriso compiaciuto. Come un bambino (di 36 anni) che smette di piangere quando gli viene dato ciò che voleva. Ed effettivamente Kim Jong-Un, vuoi anche per la sua stazza fisica, sembra un po’ un bambolotto, un bambino viziato.

Ad ogni modo, il pianto di Kim non è un elemento da sottovalutare. La Corea sta effettivamente attraversando un periodo non facile e le lacrime del leader possono essere un segno tangibile della pressione che si sta respirando nella penisola. Così come possono essere anche una finzione, un qualcosa di architettato per mostrare al mondo che Kim è una persona compassionevole, amata dal popolo e soprattutto premurosa. Il contrario insomma di ciò che è apparso agli occhi del mondo fino ad ora. Ovviamente per tentare di alleviare le pressioni internazionali e le restrizioni, che soprattutto in questo periodo di crisi internazionale non sarebbe poco.

Non di certo un segno di debolezza da parte del partito e del leader di Pyongyang, che non perde comunque occasione di mostrare i muscoli già nella stessa occasione dove ha pianto, nella giornata di ieri, con un sorriso a 120 denti quando sono comparsi i missili intercontinentali.

Un colpo al cerchio ed uno alla botte da parte di Kim Jong-Un? Forse. Non si vuole dubitare di nessuno ma si sa come recita il detto, “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio