Anche se con una giornata di ritardo, si può dire che la promessa è stata mantenuta. Diciamo che è stata mantenuta, perché più che un rendiconto sembra un mastrino abbozzato.

Nella serata di ieri, 15 ottobre, è stato pubblicato il tanto atteso rendiconto della ASReM relativo alle donazioni per l’emergenza coronavirus. Le somme indicate vanno dal 13 marzo al 12 settembre e finalmente al 6 di giugno, con ben 3 mesi di ritardo, spunta anche la maxi donazione della Banca D’Italia di 500 mila euro.

Facendosi un po’ di strada e incrociando i dati con quelli pubblicati lo scorso 12 ottobre, si può interpretare questo mastrino, tenendo conto delle somme devolute liberamente e di quelle dove il donatore ha specificato a cosa era devoluto il denaro. Donatori che restano anonimi, ad eccezione della somma della Banca D’Italia perfettamente riconoscibile.

Si comincia con un acquisto di DPI per un valore di 230.328,68€ il 24 aprile. Poi si passa direttamente al 2 luglio con un altro acquisto di DPI, questa volta per un valore di 70.142€ per poi tornare al 10 di aprile con l’acquisto di test da una ditta per un valore di 14.640€.

Facendo ordine ed un paio di conti, i fondi ammontano al 10 di aprile a 196.934,02€ di cui 111.066€ vincolati da parte dei donatori. Al 24 di aprile, i fondi aumentano di 107.443€, di cui 76.786€ vincolati dai donatori. Quindi, al 10 di aprile restano in cassa 71.228,02€ e al 24 di aprile, a questo punto al netto della spesa del 10 aprile e dei fondi vincolati, si resta con un buco di 128.443,66€

Ed ecco che al 5 di giugno, con ben due mesi di ritardo rispetto alla delibera della regione, compare la somma di 500.000€ donata dalla Banca D’Italia a dare un po’ di ossigeno. Ma prima della spesa di luglio comparsa a caso tra quelle indicate in precedenza ve ne sono altre.

6 maggio, acquisto test rapidi per 67.710€. 8 maggio, altri 152.256€ per l’acquisto di test sierologici utili alla rilevazione degli anticorpi. Il 4 maggio vengono fatte due donazioni, altre due il 5, una il 7 e una l’8, per un totale di 35.105,42€ al 6 di maggio, di cui 20.100€ vincolati dai donatori e all’8 maggio altri 3.300€ di cui 3.000 vincolati dai donatori. Tutte donazioni presenti sul primo documento pubblicato dalla ASReM ma non sul rendiconto pubblicato.

Se la donazione della Banca D’Italia arriva il 5 giugno, come si fanno a spendere 219.266€ se in cassa dovrebbero esserci poco più di 15 mila euro, senza considerare il buco precedente?

Contestualmente all’arrivo della somma da parte della Banca D’Italia, data in cui vengono acquistate 9 barelle per il contenimento biologico per un totale di 197.420,40 €, arrivano altre donazioni tra il 18 maggio e il 5 giugno per un totale di 15.373€ di cui 10.363€ vincolati dai donatori, non presenti nel rendiconto ASReM. Sempre senza considerare il buco iniziale che in parte la donazione della Banca D’Italia dovrebbe aver sanato, è plausibile in cassa dovrebbero esserci al 5 giugno – al netto dell’acquisto delle barelle – 307.589,60€.

Si arriva finalmente alla spesa del 2 luglio di 70.142€ per l’acquisto dei DPI. Anche qui compaiono due donazioni sparite nel rendiconto, una l’11 giugno e l’altra il 22 giugno, ambedue non vincolate dai donatori, per un totale di 6.440€. Quindi, sempre non considerando il buco che si è creato a fine aprile, in cassa ci sarebbero 243.887,60€.

L’ultimo acquisto è del 19 agosto, per 12.600€ spesi in test rapidi. Altra donazione non presente nel rendiconto, quella del 7 luglio per 5.000€, lasciando in cassa 236.287,60€.

Con le ultime 3 donazioni del 21 agosto e del 21 settembre, per un totale di 20.039€, si arriva ad una rimanenza al 12 settembre, quando sul rendiconto è indicato il giorno 12 settembre, di 256.326,60€.

Ma non dimentichiamoci che al 10 di aprile si era già sotto di 128 mila euro. Quindi, rifacendo due conti, al 21 di settembre dovrebbe esserci un debito di 76.777,64€, ossia sono stati spesi più soldi delle donazioni ricevute.

Nella rendicontazione non vi è traccia delle donazioni non vincolate ricevute dal Comune di Castellino del Biferno il 9 giugno per 300€, dal Comune di Montelongo il 14 luglio per 100€, dalla Giunta Comunale di Mafalda per 1.131,06€ e le due donazioni del Comune di Mirabello Sannitico del 6 aprile per 309,10€.

Quindi, degli 893.269€ che sono riportati dal Corriere Della Sera nell’inchiesta della giornalista Milena Gabanelli, posto che il rendiconto presentato sia corretto, la ASReM dichiara di averne ricevuti 824.416,37 €, di averne spesi 745.097,08 € e di avere un “avanzo/disavanzo” – non si sa – di 79.319,29 € alla data del 16 ottobre, ma i fondi ricevuti arrivano fino al 21 settembre e il documento reca come periodo di riferimento dal 13 marzo al 12 settembre. Senza contare che mancano all’appello, stando al primo documento pubblicato dalla ASReM il 12 ottobre scorso e al netto dei fondi vincolati dai donatori, 31.755,42 che sommati alla somma dichiarata dalla ASReM fanno in totale 856.171,79€, sempre sotto di 37.097.21€. Tralasciando appunto le somme vincolate, in quanto si presuppone che sia state utilizzate per lo scopo richiesto dal donatore.

Non sarebbe il caso di rifarsi un attimo i conti, ricontrollare le donazioni e di presentare, magari, un documento più accettabile? I cittadini, in fondo, non chiedono molto.

 

Elenco raccolta fondi del 15 ottobre 2020

elenco-fondi-raccolti

Rendiconto raccolta fondi del 16 ottobre 2020

Rendiconto donazioni da pubblicare definitivo