di Antonio di Monaco

“Ancora prevale il gossip sull’informazione. Non più giornalisti, ma sensazionalisti”. Testo, musica e tweet dello scorso 6 dicembre 2019 della parlamentare molisana, Giusy Occhionero, ex Liberi e Uguali e ora in Italia Viva di Matteo Renzi in riferimento ad un’intervista del suo leader rilasciata a Corrado Formigli, conduttore di “Piazzapulita” su La7. Dieci mesi dopo, più o meno le stesse parole sono state rivolte OFF “colpevoli” di aver pubblicato (in prima pagina sull’edizione digitale) la notizia del suo rinvio a giudizio (prima udienza il prossimo 2 febbraio), da parte del Gup Fabio Pilato, del Tribunale di Palermo, per falso nell’ambito dell’inchiesta scaturita dopo il fermo per mafia di Antonello Nicosia, l’attivista radicale poi diventato suo collaboratore.

Vediamo, dunque, se la fonte ufficiale che di seguito riportiamo nei passaggi principali in cui è citata la parlamentare, ossia l’ordinanza di fermo della Procura della Repubblica di Palermo, può essere definita come gossip: “La polizia giudiziaria ha infatti accertato, come si vedrà, che, attraverso la collaborazione con l’Onorevole Occhionero, il Nicosia ha potuto accedere agli istituti penitenziari in brevissimo tempo ben quattro volte: il 21 dicembre 2018 a Sciacca, il giorno successivo a Trapani e ad Agrigento, il 1 febbraio 2019 a Tolmezzo. Inoltre, col passare del tempo, come si vedrà il Nicosia giungeva addirittura a pianificare ulteriori pericolose iniziative sempre progettando di sfruttare, a tal fine, il rapporto con l’Onorevole Occhionero […] il Nicosia, ben consapevole della delicatezza degli argomenti trattati, intimava alla donna di evitare di citare, durante le loro eventuali e future conversazioni telefoniche, i nomi dei mafiosi. Il prosieguo delle intercettazioni ha consentito poi di accertare progressivamente che il massimo obiettivo auspicato dal Nicosia era quello di formalizzare una collaborazione con la Camera dei Deputati, come noto prevista dai regolamenti parlamentari, grazie alla quale egli avrebbe potuto fare visita financo ai detenuti sottoposti al regime speciale di cui all’art. 41 bis o.p.”.

Inoltre,  “lo stesso Nicosia – si legge ancora nell’ordinanza – rivelava tale circostanza in una conversazione del 4 gennaio 2019 (quindi pochi giorni dopo il primo incontro con la Occhionero) col proprio conoscente Pippo Bono, figlio del già citato Giuseppe, assassinato da mano mafiosa nelle campagne di Sciacca il 3 dicembre 1998; in particolare, l’indagato confidava espressamente al proprio interlocutore di aver ottenuto un “contratto” con l’Onorevole Occhionero non per ragioni economiche e di lavoro bensì per la possibilità di fare ingresso nelle carceri e, più in particolare, per far visita ai detenuti sottoposti al predetto regime di ‘carcere duro’. L’impegno del Nicosia per Santo Sacco era tale che, dalle conversazioni registrate successivamente, si comprendeva che l’indagato aveva sollecitato la Occhionero ad attivarsi per far trasferire il detenuto dalla Casa circondariale di Nuoro (ove era effettivamente detenuto) a quella di Roma perché, da tale trasferimento, per ragioni allo stato non perfettamente decifrabili, lei avrebbe potuto ottenere, sempre a detta del Nicosia, un servizio di scorta e così evitare faticose trasferte in treno dal Molise (luogo di residenza del Deputato) a Roma. Tale ulteriore versante si comprendeva da una serie di intercettazioni registrate già il 30 dicembre 2018, dopo le prime visite presso le carceri siciliane insieme al deputato Occhionero”.

In particolare, “il Nicosia in quella occasione suggeriva alla donna di proporre una interrogazione parlamentare, alla cui stesura avrebbe partecipato anche lui, sull’assetto degli istituti penitenziari e di interloquire con il D.A.P. al fine di promuovere una serie di iniziative. Ed effettivamente, come accertato dalla polizia giudiziaria, nella Seduta della Camera dei Deputati del 7 marzo 2019, l’Onorevole Occhionero ha presentato un’interrogazione parlamentare nella quale ha esposto la criticità strutturale del carcere di Tolmezzo in cui i locali destinati all’esecuzione della misura di sicurezza della “casa lavoro” erano sostanzialmente coincidenti con quelli relative all’esecuzione delle pene detentive, nonostante fossero evidentemente destinati a finalità ben diverse. Inoltre la Occhionero, nel corso della stessa interrogazione, faceva riferimento alla specifica situazione in cui versavano i soggetti internati nella “casa lavoro” e pure sottoposti al regime di cui all’art. 41 bis o.p. (situazione in cui giustappunto versava e versa tuttora proprio Filippo Guttadauro). In ogni caso, dall’intercettazione “ambientale” sulle autovetture noleggiate di volta in volta dal Nicosia, si comprendeva che, a un certo punto, il rapporto fra il Nicosia e la Occhionero comunque si interrompeva nel maggio 2019 e non per volontà dell’indagato”.

Questo, dunque, il racconto per sommi capi della vicenda che coinvolge l’onorevole Occhionero. Semplice narrazione dei fatti ché la stampa ha l’obbligo di fare gli interessi dei cittadini e non dei potenti.

Il cittadino ha il diritto di sapere che un proprio rappresentante in Parlamento è stato rinviato a giudizio  (e sia chiaro non condannato, ndr)? Sarà la legge a decidere le responsabilità e a dare giusta sentenza ai fatti. OFF ha il solo compito di dire la verità. Per il gossip, rivolgersi altrove.