di Antonio Di Monaco
In un nuovo ipotetico Dpcm sembrano essere prese di mira le palestre e le piscine che potrebbero dirigersi verso un definitivo stop dopo il periodo di prova di questa settimana. Tutto questo per evitare un lockdown a Natale che sarebbe deleterio e distruttivo per una nazione già in ginocchio dal punto di vista sanitario ed economico. Eppure, secondo la recente scoperta scientifica ripresa  da autorevoli testate americane del calibro di Bloomberg, i medici impegnati nella battaglia contro il Covid sembrano arrivati ad un punto di svolta. La probabile causa delle forme più acute di Covid – comprese quelle che generano pericolo di morte – è la carenza da parte del soggetto di una particolare proteina, chiamata interferone. Gli interferoni sono proteine prodotte dal nostro organismo capaci di interferire – da cui il nome che portano – con la crescita di alcuni virus, come quello dell’influenza, ma capaci anche di inibire la crescita di cellule tumorali e di modulare le funzioni di diverse cellule del sistema immunitario. Considerata però l’importanza di questa proteina nel modulare la risposta immunitaria, c’è da considerare una modalità non farmacologica ma molto efficace, capace di aumentare sia la quantità che la l’efficienza dell’interferone, ovvero l’attività fisica.
Da anni infatti la ricerca scientifica ha evidenziato come ci sia una relazione tra attività fisica e risposta immunitaria, che migliora in seguito all’aumentata produzione di leucociti killer e di interferone, importanti sia per la profilassi delle infezioni virali che delle neoplasie.
L’esercizio regolare di tipo aerobico, come ad esempio lo svolgere 30-60 minuti ad intensità moderata su tapis roulant o cyclette, migliora la sorveglianza generale contro i patogeni stimolando lo scambio continuo di importanti tipi di globuli bianchi tra la circolazione e i tessuti (Nieman e Wentz 2019). Ciò, oltre a stimolare la produzione di importanti proteine come l’interferone, migliora la sorveglianza immunitaria, riduce il rischio di malattie e riduce l’infiammazione sistemica. Pertanto, l’allenamento fisico regolare può essere visto come un importante aiuto al sistema immunitario sia in ottica di prevenzione sia per rendere il fisico più resistente ai sintomi nel caso di contagio.
L’attività fisica quindi va vista come una contromisura di prevenzione primaria, sia a livello individuale sia a livello di popolazione, considerato che contribuisce in maniera significativa a rendere più efficiente il sistema immunitario e la difesa virale. Le persone più magre e più in forma hanno una migliore difesa immunitaria e questo è raggiungibile da tutti semplicemente agendo sullo stile di vita. La domanda, quindi, sorge spontanea: visti i benefici dell’attività fisica, come si è visto, è davvero opportuno chiudere palestre e piscine per ridurre il contagio? A Giuseppe Conte e soci, magari dopo aver letto questi studi, l’ardua sentenza.