Sempre più vicino il nuovo Dpcm. Probabile sia varato entro domani, 25 ottobre.

Cosa comporterebbe il nuovo Dpcm? Blocco dei movimenti non essenziali. Possibilità di uscire di casa per lavoro, scuola, attività produttive e acquisto di beni. Negozi aperti, palestre chiuse. Eventuali restrizioni soft ai movimenti tra Regioni, ma possibilità di spostarsi per lavoro, famiglia o per raggiungere una seconda casa. Lezioni online per le superiori, anche al 100%, classi in presenza per elementari e medie. Coprifuoco notturno per locali e ristoranti.

Non sarà una scelta semplice per il Premier dopo i fatti di ieri sera accaduti a Napoli. Una “battaglia urbana” ingiustificata degna di esser definita a tratti come mero vandalismo, ma che porta alla riflessione. I cittadini sono in preda alla disperazione economica e sociale. Una decisione dunque combattuta: da una parte i cittadini disperati, dall’altra le pressioni politiche (Pd e Leu), gli scienziati che invocano la chiusura e Presidenti di Regione (vedi Donato Toma della Regione Molise) che preferiscono non farsi notare troppo per “non far arrabbiare i propri elettori.”

E in tutto questo vortice lui, Conte. Che guarda i numeri dell’ultimo bollettino della Protezione Civile. E osserva che dopo Campania, Lombardia, Piemonte e Lazio anche Calabria, Sicilia e prossimamente la Sardegna varano ordinanze restrittive (per il maggior potere dato alle Regioni). E che i micro-lockdown sono stati già disposti da molti sindaci nelle piazze della movida (da Roma a Genova, da Firenze a Palermo). Il Corriere della Sera scrive che il premier ha deciso di cambiare passo e si è messo al lavoro su un nuovo Dpcm che potrebbe essere pronto già domani sera.

Le scuole restano aperte. Industria, commercio, artigianato e professioni vanno avanti. Si fermeranno invece tutte le attività ritenute «non essenziali», dai convegni allo sport non professionistico. Ci sarà un nuovo limite di posti sui bus e un numero ancora più limitato di ospiti alle cerimonie. Il ministro Gualtieri sta già valutando i fondi per ristorare le attività che saranno costrette a fermarsi.

In particolare i punti della stretta dovrebbero riguardare: Palestre e piscine, per le quali si valuta la serrata; Centri commerciali, da chiudere nei week end così come i mercati rionali; La scuola, con la didattica a distanza per il 50% dei corsi; Estetisti e parrucchieri, per i quali non si prevede la chiusura ma più controlli.

Ma il punto più importante riguarda il coprifuoco in tutta Italia, sul quale – lo ricordiamo – proprio ieri ha generato la sommossa napoletana. C’è chi, poi, spinge per soluzioni meno drastiche come il lockdown “morbido” o soft (qualunque cosa voglia dire) da varare entro una settimana o dieci giorni, dopo aver valutato gli effetti definitivi dell’ultimo provvedimento.

E poi, c’è chi parla addirittura di “zona arancione”. Senza bloccare scuole, attività produttive ed esercizi commerciali che offrono servizi essenziali. Senza limitazioni agli spostamenti, ma con i confini tra le regioni chiusi.

È certo, in tutte queste ipotesi, che c’è molta confusione e la situazione è semplicemente tragica.