di Alessandro Matticola

Il nuovo DPCM ha messo in risalto un aspetto che oramai è chiaro da tanto: esiste lo sport di serie A e quello di serie B.

Non è solo una questione di categorie, è una questione di fondo.

Il calcio è lo sport più importante del panorama italiano. Troppo importante, tanto che oramai anche il malaffare è intrinseco nella palla con le pezze nere, che lo si voglia ammettere o no.

E la tentazione di entrare in quel mondo fa gola a tutti. Perché diciamolo: chi è che rifiuterebbe anche a uno – due milioni a stagione, vale a dire più di 100 mila euro al mese.

Perché il punto è tutto qui. Come fai ad interrompere una macchina che produce tanto denaro quanto sudore sul campo da gioco e che inevitabilmente una parte dell’economia la fa girare?

Per renderci conto. Roberto Insigne, calciatore del Benevento tornato in serie A dopo due anni, guadagna circa 700 mila euro a stagione (agosto-giugno). Andrej Galabinov, giocatore dello Spezia alla prima esperienza nel massimo campionato ne guadagna 800 mila.

I proventi della massima serie di rugby da ridividere tra i club sono di poco più di un milione di euro all’anno. Una squadra di basket di serie A ha introiti che vanno da 400 mila a poco più di un milione e mezzo di euro all’anno. Un top player della serie A di pallavolo guadagna tra i 200 mila e i 400 mila euro all’anno. Solo il ciclismo sfiora i livelli del calcio, con i professionisti che toccano anch’essi punte di 2-3 milioni a stagione. Con la differenza che non si tratta di contratti pluriennali, ma dalla partecipazione o meno alle varie competizioni (Giro D’Italia, Tour De France e Vuelta A Espana in modo particolare, più tutte le altre competizioni “minori” come Giro delle Fiandre, Milano-Sanremo, Liegi-Bastogne-Liegi o Parigi-Roubaix)

Questo per comparare i piani alti di altri sport con i piani bassi della massima serie di calcio. Senza considerare i diritti d’immagine e soprattutto i diritti televisivi, che sono in fase di ristrutturazione dopo il primo passo della Lega di Serie A verso la creazione di un proprio canale TV per la gestione dei diritti.

Ma dovrebbe essere tale da far comprendere perché il calcio, secondo chi lavora nelle stanze dei bottoni, non può essere fermato. Oramai i calciatori sono alieni, viene persa anche la dimensione umana. Sono macchine che guadagnano e producono denaro cantante a non finire che non possono essere fermate.

Al contrario dello sport amatoriale, delle palestre, delle piscine e di tutti quelli che riportano lo sport ad un sano livello agonistico lontano dal lucro, legato quasi esclusivamente al divertimento oppure allo stato fisico.

Tanto ci sono i parchi, i viali alberati e poco importa se bisogna mettere la mascherina, perché in tutto questo ci si è dimenticato che la mascherina va indossata se c’è assembramento. Maledetto e dannato assembramento che dovrebbe essere la causa principe dei contagi, o forse no, non si sa. Perché a questo punto non si capisce cosa faccia scaturire i contagi, cosa possa far veicolare il virus in un ristorante e cosa lo blocchi in un negozio o in un museo fino ad un campo di calcio.

E si arriva così ad essere convinti che anche il covid faccia distinzioni tra sport di serie A e serie B, anche se quello che è accaduto nelle ultime settimane avrebbe dovuto far capire il contrario.

Perché non si comprende per quale motivo una partita di rugby o di pallavolo, una gara di atletica o di nuoto, tutte le attività dilettantistiche ed i campionati regionali così come gli allenamenti in palestra sono pericolosissimi, ma non lo sono i campi da calcio della serie D, gli stadi di media capienza della serie C fino agli impianti grandi e megalomani di serie B e serie A.

E’ evidente che però così non è stato, che i milioni del pallone incollato agli scarpini, l’immagine di Cristiano Ronaldo o di Zlatan Ibrahimovic o i gagliardetti scambiati ad inizio partita hanno un valore ben diverso e molto più alto della vita delle persone e delle altre attività economiche che da oggi, chi da subito e chi alle ore 18, si fermeranno per un mese senza sapere se arriveranno a Natale.