Un esempio drammatico ma chiaro per comprendere gli effetti dell’emergenza economica che prosegue parallelamente a quella sanitaria è il caso di un bar con un titolare e al massimo un altro dipendente, come ce ne sono centinaia. I guadagni sono azzerati, le spese fisse come affitto e riscaldamento continuano e il risultato è che ci sono solo conti da pagare. Nessuno stipendio per mantenere la famiglia, solo il contributo di 600 euro, quando arriverà (ancora non è arrivato a tutti). È tutto un paradosso per gli autonomi, partite Iva, professionisti che si trovano a fare i conti con la realtà.

Una realtà che ha spinto Andrea Greco, con Patrizia Manzo, a incontrare i titolari di partite Iva messi letteralmente in ginocchio dal Covid.

“Nei loro occhi si leggeva la disperazione di chi deve continuare a mandare avanti la baracca, nonostante i mancati introiti.
Oltre alle misure di sostegno messe in campo dal governo nazionale, in costante aumento, anche le Regioni hanno varato interventi e avviato bandi per risarcire le gravi perdite economiche di questo periodo. Ciascuna a modo suo, però. Ieri in molti ci hanno testimoniato un fatto gravissimo, ovvero che ad oggi non hanno ricevuto un solo centesimo. I motivi sono da ricercare nel famoso e fallimentare “click day” della Regione Molise.
Un’iniziativa che ha messo in competizione aziende già alla canna del gas in una spregiudicata “guerra tra poveri”. Un sistema mal concepito, quello del Mosem, che è andato velocemente in tilt per le numerose richieste di aiuto pervenute. Infine, moltissimi tra i richiedenti non sono stati ancora pagati. In queste circostanze la velocità è tutto. Anche perché molte di queste aziende hanno acceso mutui per mettere in regola il Durc e ora si trovano senza soldi e con un ulteriore rata sulle spalle.
Chi mi conosce sa che parlo con cognizione di causa: la mia famiglia vanta tre generazioni di partite Iva. So perfettamente cosa significa avere scadenze impellenti e, quindi, comprendo chi oggi ci accusa al pari di quanti hanno potere decisionale e continua a restarsene con le braccia conserte. Ieri, per rispetto di quei cittadini, ho voluto ascoltare le loro motivazioni, nonostante non mi senta corresponsabile dell’operato di Toma e dei suoi assessori, i soli ad avere potere decisionale.
La politica deve avere anche il buon senso di chinare il capo e ascoltare, con estremo rispetto, chi attraversa un momento terribile.
Tra le “chiacchiere” e i fatti c’è, comunque, una grande differenza: mentre il governo centrale tenta di porre rimedio alla più grande crisi economica della storia italiana, con ristori dal 100 al 400%, Toma non trova di meglio che strumentalizzare le difficoltà delle partite Iva. E non ha il coraggio ascoltarle. In una fase delicatissima per l’intero Paese il governatore, invece di fornire risposte o atti concreti, fomenta l’odio sociale e respinge al mittente, cioè a noi, qualsiasi proposta di soluzione. Adotta, in sintesi, il classico stile del “io sono io e voi non siete un …” un po’ come il noto personaggio de “il marchese Onofrio del Grillo”.