di Alessandro Matticola

 

La commissione antimafia è nata nel 2018 e il primo rapporto, dopo un lungo lavoro, è arrivato lo scorso giugno.

Le parole del consigliere del Movimento 5 Stelle Vittorio Nola, membro della commissione non sono rassicuranti: il Molise non è un’isola felice così come si pensa, il fenomeno c’è ed è anche radicato.

La mafia in Molise riguarda principalmente droga, usura e stoccaggio dei rifiuti.

Sulla droga e sull’usura, ha affermato Nola, c’è stata una grande attivazione per contrastare il fenomeno come testimoniano anche le ultime operazioni delle Forze dell’Ordine.

C’è poi un fenomeno più radicato e più nascosto che riguarda la gestione dei rifiuti.

Tanto per iniziare, in Molise nessuno sapeva che esistono ben 11 beni confiscati alle mafie, tra le zone di Campomarino e Venafro, al confine con la Puglia e la Campania, in custodia alla ANSBC.

E guarda caso, qualche decina di anni fa, proprio in quei territori hanno “soggiornato” due ospiti illustri. Vito Ciancimino, ex assessore DC di Palermo legato ai Corleonesi, è stato per un periodo a Rotello mentre Macchia D’Isernia ha ospitato per qualche tempo Michele Zagaria, boss del clan camorristico dei Casalesi.

E in passato, nella zona di Pozzilli, vennero acquistate due aziende proprio da parte di esponenti della camorra.

Nola insieme alla Commissione, alla luce di questi risultati, ha chiesto che venga posta maggiore attenzione sia sul fenomeno dell’evasione fiscale e soprattutto sui reati ambientali, stoccaggio rifiuti e inquinamento dell’aria su tutti, che sono l’aspetto più preoccupante. In particolare lo smaltimento delle plastiche, che sta diventando il nuovo buisness della malavita organizzata.

Le zone più a rischio sono quelle del basso Molise. Il piano rifiuti è scaduto nel 2016 e non esiste un piano discariche. Cosa allarmante se si pensa che quando vengono presentate richieste per lo stoccaggio di rifiuti provenienti da fuori regione, in particolare da Abruzzo e Campania, le autorizzazioni vengono concesse senza problemi e i controlli sulle discariche sono esigui, cosa che ha spinto Nola a chiedere un potenziamento dell’Arpa Molise.

Arpa che nel 2019 ha già ricevuto dei fondi dalla Regione, ma di cui non si ha contezza dell’utilizzo che ne è stato fatto.

Uno strumento che potrebbe dare un valido aiuto è il Registro Regionale dei Tumori, istituito nel 2004 ma solo per la fine del 2020 si attende un primo rapporto della situazione.

La cosa che desta maggior preoccupazione, come ha affermato Nola, è il totale disinteresse della questione da parte delle istituzioni regionali. Il rapporto non è stato letto dai vertici regionali, tanto che non erano neanche a conoscenza dei siti confiscati dall’Agenzia per la gestione dei Beni Confiscati alla criminalità organizzata (ANSBC).

La politica molisana, afferma Nola, ha dato il cattivo esempio ed il rischio – conclude – è che il Molise diventi la ”pattumiera d’Italia”.