“Non vogliamo morire”. È stato questo l’appello delle persone presenti al sit-in di protesta a Termoli. Tutti uniti contro le chiusure delle proprie attività come stabilito dall’ultimo decreto ministeriale.

La rabbia dei gestori delle palestre è tanta, ognuno conta uno staff di numerosi collaboratori e dipendenti. Sono posti di lavoro per ora sospesi senza sapere se saranno risarciti, così come gli abbonamenti – in alcuni casi – dei clienti che per la loro natura coprono un periodo piuttosto lungo, di solito sono trimestrali o semestrali. Come potranno essere rimborsati? Gli esercenti ribadiscono anche che le palestre sono dei luoghi sicuri e che oltre ad avere la necessità di un indennizzo per sopravvivere, vorrebbero tornare al loro lavoro.

Un appello anche dai gestori dei bar. “Non si risolvono così i problemi. La pandemia va combattuta senza restrizioni solo ad alcune categorie. Il rischio è che il nostro sacrificio non servirà a nulla”.

“Non si crea assembramento nei ristoranti. Fateci stare aperti, queste misure non servono a nulla”, commenta un ristoratore. “Lavoriamo nel rispetto dei protocolli, abbiamo sostenuto delle spese, noi non vogliamo morire”.