Un ritorno al passato. Sono stati i primi a essere contagiati, gli anziani, i più fragili tornano a fare i conti con il virus che si è insediato tra le mura delle strutture dove dovrebbero essere al sicuro. Si accendono di nuovo i focolai nelle RSA e nelle case di riposo. In Molise nella casa di riposo Samnium di Vinchiaturo su 50 ospiti 20 sono risultati positivi al covid e con loro anche 7 operatori, di cui 5 si trovano nella struttura e 2 in isolamento domiciliare. Giuseppe Colamaio, responsabile della struttura  ha spiegato a OFF che si è in attesa, dallo scorso 27 ottobre di altri tamponi processati per capire meglio quale è la situazione. Tra gli anziani positivi, quasi tutti sono asintomatici e solo un paio presentano sintomi lievi. La struttura è blindata e quindi non può entrare nessuno se non gli operatori sanitari. E se la situazione non è grave, aleggia tanta tristezza. “Se per gli anziani risultati positivi è cambiato poco all’interno della struttura se non un cambio di piano o di stanza e per quelli autosufficienti non è possibile uscire, c’è però la tristezza legata al fatto che non possono vedere i propri familiari. Dopo la riapertura della struttura alle visite, gli ospiti vedevano le persone che venivano a trovarle attraverso un vetro. Oggi neanche quello e questo pesa un po’”. Ma Colamaio ha assicurato che il personale è vicino agli anziani per farli sentire meno soli.

Anche nella Residenza per anziani Serena Sanctus di Sessano del Molise dopo che sono stati processati 123 tamponi, sono 17 gli ospiti risultati positivi al covid insieme a un operatore. Il coordinatore della struttura Daniele Di Sandro ha spiegato che le condizioni delle persone risultate positive sono buone, “sono quasi tutti asintomatici e solo qualcuno presenta la febbre”. Una situazione quella della struttura di Sessano che è tenuta sotto controllo e per ora spiega Di Sandro “non ci sono presupposti per fare allarmismi o per ricoveri in ospedale. Molti degli anziani non si rendono conto di quello che sta succedendo, per qualcun altro c’è apprensione, ad ogni modo cerchiamo di tenerli tranquilli. Siamo in stretto contatto con i familiari attraverso telefonate e video chiamate”. Nella struttura è stato disposto un reparto covid dove si trovano gli ospiti risultati positivi assistiti dal personale medico interno in costante contatto con l’ASReM.

E la situazione più complicata è quella che si presenta nella casa di riposo Maria Gargani di Isernia dove sono 33 i pazienti positivi e solo 3 quelli che non hanno contratto il virus, con loro dei sette operatori impiegati nella struttura 5 sono positivi e due negativi. Rosanna Gravante, responsabile della struttura, ha spiegato che la casa di riposo è stata suddivisa in due. In un’ala ci sono gli ospiti positivi al covid che vengono assistiti dagli operatori anch’essi positivi e in un’altra ala i 3 negativi assistiti dagli operatori che non hanno preso il virus.

All’interno della struttura la situazione è sotto controllo, grazie al lavoro che gli operatori svolgono h 24, ma non è affatto facile, per una serie di criticità che si presentano. “Ci vuole – ha dichiarato la responsabile a OFF – una maggiore sinergia tra noi e le istituzioni. Un lavoro di squadra che renderebbe più facile anche il lavoro degli operatori che si trovano a dover dare agli ospiti un supporto medico e anche psicologico”.

Ricordiamo che rispetto alle RSA le case di riposo non hanno un medico all’interno e sono supportati dai medici di medicina generale, che in questo caso, dove la struttura è blindata, non sempre vanno. Ed è compito delle USCA assistere i pazienti. “Le USCA che sono venute solo una volta – dice ancora Gravante – sono oberati di lavoro e qui ci sono pazienti che oltre ad essere positivi al covid presentano altre patologie. Il supporto telefonico con il medico non è lo stesso che può esserci con l’analisi del paziente”. Una situazione dunque difficile che se mette in primo piano la questione covid, fa cadere l’attenzione su quelle che sono le altre patologie di cui gli ospiti potrebbero essere affetti. E l’appello è proprio quello di creare un lavoro di squadra tra le strutture, azienda sanitaria e le istituzioni affinchè ci siano delle linee guida e delle direttive adatte per ogni situazione. “E’ una cosa su cui si dovrebbe pensare anche per il futuro”.

E poi c’è la situazione che riguarda la casa alloggio di Oratino, ‘Il giardino di Ninetta’, dove la scorsa notte uno degli ospiti risultato positivo al covid, un uomo di 85 anni è morto. Le condizioni dell’anziano, che presentava pochi sintomi, si sono aggravate e l’uomo ha manifestato febbre alta e una crisi respiratoria, che purtroppo non gli hanno lasciato scampo.

Dunque, torna a destare preoccupazione il pericolo del contagio in queste strutture. Lì dove c’è una categoria fragile, che deve essere però protetta.

A  differenza di quanto ha twittato il governatore della Liguria Toti che sostiene che gli anziani sono “persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” sono una risorsa preziosa. Sono la nostra storia e non dimentichiamolo, sono i nostri nonni, i nostri genitori. Vanno protetti e tutelati in ogni dove.