di Alessandro Matticola

 

Ricorderete Glenda, la cantautrice barese che durante il lockdown si è affacciata ogni giorno al balcone di casa sua a Roma, nel quartiere di San Giovanni, cantando il suo inno di spenranza “Non Voglio Più” insieme a tutto il vicinato. Ve la raccontai in un articolo alla fine della prima fase di questa emergenza sanitaria, quando le cose sembravano andare per il verso giusto.

Ho fatto un salto e spontaneamente mi è nato un sorriso a 120 denti quando l’ho ritrovata nella locandina di un film che hanno messo in programmazione in quei pochi cinema che ci sono riusciti, prima che i decreti bloccassero tutto di nuovo.

Gabriele Salvatores, seppur non da solo, ha dimostrato di saper essere anche un grande documentarista. Era il 2013 quando venne pubblicato “Italy in a day”, un documentario sulla falsa riga di “Life in a day” di Ridley Scott. Unendo i video mandati da milioni di italiani, Salvatores raccontò un giorno di vita del nostro paese.

E non poteva non fare lo stesso per la pandemia. Gabriele Salvatores ha chiesto a chiunque volesse di raccontare via video come stava vivendo la quarantena. Quasi 20 mila video girati col telefonino a raccontare l’Italia del lockdown.

Il risultato è “Fuori era primavera”. Un titolo che più consono e più tragico allo stesso tempo non poteva essere trovato. Film che è stato presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma e la cui programmazione nelle sale cinematografiche è stata rimandata a causa degli ultimi dpcm.

“Fuori era primavera” racconta l’Italia del lockdown, quella che ha riscoperto la solidarietà, quella dei lenzuoli con gli arcobaleni alle finestre che gridavano “andrà tutto bene”, quelli dell’italianità ritrovata.

C’è Glenda che canta dal balcone di casa sua. Ma c’è anche la mamma col pancione che spera di far nascere il suo bambino in un’altra situazione, chi è costretto ad andare a lavorare mentre tutto il mondo è fermo.

Ci sono i bambini che con la loro innocenza e la loro intelligenza, cercano di dare un volto a questa cosa invisibile che non si sa da dove è venuta ma che è tanto cattiva e deve essere sconfitta.

E poi c’è la scuola da casa, chi non vuole fare i compiti perché non si va a scuola e quindi è come se si fosse in vacanza. C’è chi aveva comprato il vestito nuovo per la laurea ed è costretta a discutere la tesi da una webcam e non in un’aula magna.

Poi ci sono gli affetti lontani, quelli che il covid ha diviso. Genitori, figli, amici, parenti, amori che sono rimasti lontani, soli, sono “rimasti a casa” e quelli più fortunati che possono vedersi affacciandosi al balcone o alla finestra.

C’è chi invece a casa non ci è potuto più tornare perché fuori dall’Italia e si è sentito ancora più solo. E c’è chi invece ha cercato di rifugiarsi dal virus fuggendo da casa, andando in un altro posto.

C’è chi si è inventato di tutto per passare quei giorni a casa, chi ha iniziato a fare attività fisica. Musicisti, ballerini, attori e tanta gente comune che ha tirato fuori il meglio di sé, lati nascosti o dimenticati.

Ci sono ovviamente i medici, le terapie intensive, i malati che ancora adesso non smettono di aumentare.

E soprattutto, c’è il silenzio. I campetti di calcio vuoti, le strade deserte. Quello delle metropoli come Milano e Roma, dove il caos quotidiano è sparito nel nulla, deserti degni di uno scenario apocalittico tratto da un film di fantascienza americano. Venezia con le acque placide, senza il via vai di vaporetti nei canali. C’è Bergamo avvolta in un silenzio ancora più pauroso.

È un film collettivo, come definito dallo stesso Salvatores. Un film che, a detta di molti, è da trasmettere in ogni dove e sicuramente, è un film che resterà nella storia, da mantenere.

Ma c’è anche un altro aspetto. Come ha detto qualcuno, è un doppio pugno allo stomaco. Perché racconta un periodo difficile, assurdo, che in tanti abbiamo vissuto senza renderci conto di quello che stava accadendo, come in una bolla di sapone e tanti altri lo hanno vissuto nella sofferenza più totale.

Ma allo stesso tempo racconta di un incubo che non è ancora finito e che ancora adesso, con gli ultimi provvedimenti presi dal governo, necessari, è di nuovo li sulla soglia di casa.