di Antonio Di Monaco
La storia dell’ospedale ex Asl n.1 Alto Molise di Agnone è la riproduzione plastica di quanto la politica, a tutti i livelli, consideri la sanità non un fine, ma un mezzo per accrescere il consenso, per cavalcare campagne mediatiche, per elargire favori, distribuire nomine e sistemare famiglie, in cambio naturalmente di voti elettorali. La struttura di località Castelnuovo, pensata per un bacino di utenza di 50mila pazienti, non è stata mai aperta ed è tuttora lasciata decadere. Fortemente voluta dal senatore Dc, Remo Sammartino, fu progettata nel 1977 con i lavori che iniziarono negli anni ’80 per poi fermarsi nel 1992 (con una spesa di 10 miliardi di lire), al momento di passare al terzo lotto, per una superficie totale che si aggira intorno ai 20mila metri quadrati.
A venti anni dalla progettazione, nel 1997, la giunta regionale, con la delibera numero 294, stanzia un finanziamento pari a 30 miliardi di vecchie lire per completare l’ospedale, ma senza esito. Nel report del Simoi (Sistema Informativo Monitoraggio Opere Incompiute), i cui dati sono riportati nell’anagrafe delle opere pubbliche incompiute della Regione Molise aggiornata al 2018 e pubblicata il 25 giugno 2019, il capitale d’investimento previsto ammonta a 50 milioni di euro (10 miliardi di lire sono già stati spesi), ma servirebbero altri 42 milioni di euro per l’ultimazione dei lavori. In percentuale i lavori sono fermi al 9,76%.
Eppure, in questo momento di emergenza sanitaria in cui i posti letto non bastano, i contagiati sono troppi e la terapia intensiva è sovraffollata, questo ospedale sarebbe tornato utile per fronteggiarla, tanto più perché si trova in un’area montuosa in cui spostarsi non è affatto facile. Questa è anche una delle conseguenze che i tagli alla sanità hanno portato, e che ora la collettività sta pagando. Adesso, in questi luogo si può soltanto sentire l’eco della propria voce, fra macerie, polvere e ragnatele. (continua)