di Alessandro Matticola

Gli ultimi dati parlano di una flessione dei contagi. Restano alti ma stanno lentamente scendendo, al contrario dei decessi.

È un segnale positivo di questa seconda ondata, dove qualcuno azzarda anche l’ipotesi che il picco si potrebbe raggiungere il prossimo 27 novembre.

Oppure potrebbe essere un segnale che arriva dalle ultime limitazioni imposte dal governo, motivo per cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla domanda precisa posta al comitato tecnico scientifico – se la flessione fosse un effetto delle limitazioni imposte – avrebbe allontanato lo spettro di un nuovo lockdown.

Certo è che la situazione continua ad essere allarmante e i medici, anche se non si sbilanciano più come l’altro giorno, continuano a ipotizzare una chiusura generale per evitare il peggio. I vaccini anti influenzali non ci sono e il rischio è che gli ospedali si saturino prima del tempo, non solo per il virus ma anche per l’influenza, con il caos che si andrebbe a creare degno di un girone dantesco.

Senza contare quegli ospedali che invece sono già allo stremo oppure che non in grado di fronteggiare la situazione, come ad esempio il Cardarelli di Napoli, dove ieri un uomo è stato trovato morto nel bagno del Pronto Soccorso, in uno stato di totale abbandono.

E a tutto questo vanno aggiunti i dati sballati che arrivano dalle regioni: ognuna ha il suo metodo di calcolo. In quasi un anno di pandemia – purtroppo si, in Italia è quasi un anno e in Asia lo abbiamo già superato – non sono stati definiti dei criteri univoci per il conteggio dei tamponi e di conseguenza i dati che vengono comunicati al Ministero sono completamente sballati.

Intanto a tenere banco è ancora la chiusura delle regioni. Se c’è una vaga speranza di evitare un nuovo lockdown, altre regioni domani potrebbero cambiare di colore. Puglia, Liguria, Emilia, Veneto e Friuli rischiano di passare direttamente in zona rossa invece della zona arancione e in Campania potrebbe addirittura essere inviato l’esercito.

Le risposte si dovrebbero avere domani, si dovrebbe decidere se designare altre zone arancioni e rosse – questo l’orientamento del governo –  mentre tra domenica e martedì si saprà se dovremo rimanere di nuovo tutti a casa.