di Antonio Di Monaco
“Ne quid nimis” (in nulla il troppo) recita un adagio latino che ben si adatta alle innumerevoli ipotesi che sono state avanzate (e tuttora si avanzano) sull’ospedale ex Asl n. 1 di Agnone che, progettato nel 1977, non ha mai visto la luce. Nel 2009, viene proposto dall’opposizione comunale di ospitare nella struttura un centro geospaziale, il Geosat, poi realizzato a Campochiaro. Un’altra idea la partorisce il responsabile dell’Università delle Generazioni di Agnone, Domenico Lanciano, che ha suggerisce di trasformare la struttura in un carcere minorile.
A prendere la palla al balzo ci pensa Aldo Di Giacomo, consigliere nazionale del sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria, che sollecita in tal senso l’interessamento del ministro della Giustizia, Angelino Alfano (che rimarrà in carica fino al 2011), del Capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e del presidente della Regione Molise: «Finora sembra che questo appello sia caduto nel vuoto. Tuttavia, i responsabili più diretti della struttura dovrebbero loro stessi per prima vagliare proposte e darsi da fare perché un “bene comune” così prezioso per l’Alto Molise e dintorni venga valorizzato e non lasciarlo decadere. Chi paga per questo suo deprezzarsi anche edilizio? Possibile che non esiste alcuna opportunità di utilizzo?».
Nel bailamme di proposte, si avanza pure l’idea di realizzare una sorta di casa dello studente a mo’ di college americano. Infatti, con i ponti chiusi e le strade ridotte al collasso, creare i presupposti per una ricettività scolastica che possa sviluppare numeri importanti non sembrerebbe un’idea tanto peregrina. Ma il corso reale degli eventi si era fermato al gennaio 2019 con il finanziamento di 19 milioni di euro, annunciato dal ministro della Salute, Giulia Grillo (M5S, governo Conte I) per completare la struttura di contrada Castelnuovo.
L’annuncio prende un po’ alla sprovvista la cittadina agnonese e i suoi esponenti politici, a partire dal sindaco Lorenzo Marcovecchio, il quale promette di informarsi meglio anche nei palazzi romani, perché al momento non ne sa nulla di questi soldi per l’ospedale. Successivamente, il Comune viene commissariato fino alle nuove elezioni che, il 20 e 21 settembre scorso, sanciscono la vittoria di Daniele Saia (Pd) che, nel suo programma, punta sulla difesa della sanità pubblica di cui, evidentemente, fa parte anche questo ospedale, una delle tante opere democristiane incompiute (voluto dal senatore Dc, Remo Sammartino, appunto), frutto della politica degli scialacquoni a causa della quale ancora oggi si paga dazio.