di Alessandro Matticola

 

La notizia era nell’aria da qualche giorno e il problema che ne scaturisce è abbastanza grave.

Jaroslaw Kaczynski, Polonia e Viktor Orban, Ungheria, hanno posto il veto sul bilancio dell’Ue 2021-2027, che prevedeva l’aumento delle risorse erogate dagli stati membri per il finanziamento del Recovery Fund.

L’accordo era stato raggiunto la scorsa settimana e una scelta simile in questo momento, con il coronavirus che ha ripreso la sua corsa più forte di prima, apre di fatto una crisi politica che fino a qualche mese fa, con l’istituzione del Recovery Fund sembrava essere impossibile. Nessun problema invece per il meccanismo di erogazione dei fondi, la cui approvazione non prevedeva la maggioranza qualificata.

La diplomazia europea avrà molto da fare e non sarà facile. Il bilancio deve essere approvato all’unanimità e deve essere approvato entro fine anno, altrimenti c’è il rischio che l’erogazione dei fondi non parta. La discussione spetta alla presidenza di turno, ossia alla Germania che storicamente non ha mai avuto rapporti idilliaci con questi due stati.

Nella giornata di oggi dovrebbe esserci già un primo colloquio tra i Ministri degli Affari Europei dei paesi membri per cercare di smorzare la tensione, a cui farà seguito tra domani e giovedì una riunione dei Capi di Governo.

Il problema sarebbe sorto su una clausola relativa allo Stato di Diritto dei paesi membri, secondo cui in caso di violazioni di principi fondamentali, come ad esempio la libertà di espressione e la divisione dei poteri, l’erogazione dei fondi possa essere bloccata.

E guarda caso, nel mirino di questa clausola ci sono proprio i due stati in questione e le violazioni sono state riconosciute in una risoluzione del Parlamento Europeo dello scorso 16 gennaio. La questione riguarda per entrambi l’indipendenza della magistratura e nel caso di Budapest, un’ulteriore limitazione dei valori europei che scaturisce sia da alcune leggi approvate negli ultimi anni, sia dall’atteggiamento di Viktor Orban che avrebbe di fatto limitato alcune libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione e di associazione, oppure i diritti delle minoranze.

Dura la reazione del parlamento europeo. Gli esponenti del Partito Popolare Europeo parlano di Irresponsabilità da parte della Polonia e dell’Ungheria. Il Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola afferma che è un potere obsoleto e dannoso, che di fatto blocca tutta la politica europea dei prossimi anni.

Effettivamente è un grave passo indietro, che va ad annullare il grande salto in senso diplomatico compiuto dall’Unione quest’estate, dove sembrava avviato un processo verso la creazione di un’Unione non solo economica ma anche politica.

La clausola inserita all’interno del meccanismo non è certo una ripercussione nei confronti di Polonia e Ungheria, semmai il contrario, ossia un atto – abbastanza forte, non c’è dubbio –  per far sì che i due membri cambino rotta, che sarebbe la cosa più giusta per tutti.