di A.D.M.

La carenza di personale, accentuata dall’emergenza sanitaria in corso, non può rischiare di provocare danni fisici ai pazienti aprendo poi contenziosi legali – sia penali che civili – nei confronti degli operatori stessi che non sono autorizzati ad un certo tipo di interventi. È il caso degli Oss (Operatori Socio Sanitari) e dei tamponi che, secondo quanto appreso da fonti vicine all’ospedale Cardarelli di Campobasso, eseguirebbero nella struttura pur non appartenendo al ruolo sanitario (non rientrano nell’alveo della legge 247/2017 sulla responsabilità sanitaria), ma al ruolo tecnico di supporto; non laureati, per ora senza albo e senza obbligo di codice deontologico e quindi non autorizzati ad eseguire questo tipo di prestazioni. Ma possono, anzi devono, coadiuvare gli operatori professionali in ambito sanitario e sociale attenendosi alle indicazioni che da loro ricevono e il loro compito è, anche su indicazione e valutazione dell’infermiere, di svolgere attività che aiutino le persone a soddisfare i bisogni di base (alimentazione, igiene personale, cura di sé, mobilizzazione ecc.).

Sulla questione era intervenuta anche la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che aveva subito chiesto alla Conferenza delle Regioni di sospendere l’eventualità di poter eseguire i tamponi per rintracciare il Covid. E da quando è scattata l’emergenza sanitaria non sono mancati episodi di abuso della professione come il piano di lavoro di un Oss che l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri, si trovò tra le mani lo scorso giugno, redatto su carta intestata dell’azienda sanitaria San Carlo di Potenza e ne colse immediatamente i profili di illegittimità di evidente matrice penale come “la rilevazione dei parametri vitali che non può essere effettuata dall’Oss, in quanto egli, in sostituzione e appoggio dei famigliari e cioè in automedicazione, può aiutare i famigliari stessi ad usare gli apparecchi elettromedicali semplici sul proprio congiunto ricoverato o assistito, ma non può utilizzarli motu proprio. Infatti, la norma, aggiunge che deve essere anche autorizzato dall’infermiere per poter intervenire nell’aiuto dei famigliari o del paziente stesso”. Non è possibile, poi “che l’Oss somministri la terapia orale neppure sotto la visione dell’unità medica. L’Oss aiuta il paziente ad assumere i farmaci e non aiuta l’infermiere a somministrarli e anche tale attività ordinata dall’unità primario, istiga al reato di cui all’articolo 348 del Codice Penale”. Quindi, considerato tutto questo, bisogna investire di più in competenze, formazione e riconoscimento professionale dell’Oss con il riconoscimento nell’area sociosanitaria ai sensi della legge (3/2018) Lorenzin.