di Leone Gala

Una cosa è certa: c’è un malessere di sottofondo che sta emergendo e soprattutto, sono in tanti a non credere all’operato dell’azienda sanitaria e della presidenza della regione. E ancora dovrà succedere qualcosa, visto il momento di follia che portato il Presidente Toma a emanare un’ordinanza nella tarda serata di ieri, come è solito fare anche lui sulla falsa riga del Governo centrale, che permette a chi è in quarantena di poter uscire per motivi di necessità. Perché non può essere stato altro che un momento di follia a far emanare una idiozia simile.

Altrimenti questa lettera non si sarebbe mai scritta.

Ed è abbastanza singolare che una lettera firmata da ben 98 sindaci venga smentita poche ore dopo la sua ricezione. Perché è assurdo che si “attacchi” l’operato di un governatore regionale e dell’azienda sanitaria, si chieda di essere coinvolti nelle scelte relative alla gestione della crisi, poi si dica “no, non è vero, non abbiamo scritto nulla”.

Ed è ancora più singolare che l’autrice della missiva esca allo scoperto, confermi che ci sia stato un dietro front da parte di alcuni firmatari, poi accusi la stampa di strumentalizzare il documento e soprattutto, che il contenuto non è un attacco all’operato del governo regionale e dell’azienda sanitaria, bensì una semplice richiesta di confronto. Anzi, affermare il lavoro immane che sta effettuando l’azienda sanitaria. Anche se sarebbe stato più corretto parlare del lavoro del personale medico, che è ben altra cosa.

E allora, rileggiamo questa lettera.

Nelle prime righe si evidenza una riduzione di fiducia che appare nei confronti del governo regionale e non solo, causata da uno scollamento tra i dati forniti sui contagi e la realtà dei fatti:

“(…) Le circostanze contingenti connesse alla diffusione epidemiologica, su tutto il territorio nazionale, hanno manifestato, tra gli effetti, l’impoverimento del tessuto fiduciario tra le persone e le cariche istituzionali di rappresentanza.

La riduzione di fiducia è purtroppo da ricercarsi in conseguenza all’evidente scollamento che giornalmente si manifesta ogni qual volta i dati epidemiologici e di reazione sanitaria sono messi in relazione spicciola dall’uomo della strada alla reale situazione.

Infatti, a poco più di un mese dall’inizio della seconda ondata di contagio da Coronavirus, appare di tutta evidenza che la situazione, anche in Molise, è tutt’altro che sotto controllo.

In ultimo troppo spesso emerge l’evidente disallineamento tra la necessaria attuazione delle migliori regole di precauzione e reazione alla diffusione epidemiologica e la concreta azione di governo

Dopodiché, viene denunciato il mancato coinvolgimento dei primi cittadini nelle scelte relative alla gestione della crisi:

“(…) Ad oggi – e in 9 mesi – non siamo mai stati coinvolti in alcun modo, ne siamo stati interessati ai tavoli di concertazione per fronteggiare insieme gli effetti dell’epidemia.

L’evidente disinteresse del governo regionale lo ha condotto agli esiti che sono a tutti manifesti, di fatto privandosi della vera forza restauratrice delle buone regole della cooperazione, perché l’epidemia colpisce tutti ed è con lo sforzo unitario che la si argina, che la si combatte.”

La palla di fuoco passa poi alla ASReM e alla discrepanza tra i dati reali e quelli comunicati:

“(…) Sintomo della carenza gestionale della politica regionale è la totale incongruenza tra ciò che rilevano i dati Asrem sul numero di contagi e pazienti guariti, sulla cui genesi sarebbe opportuno approfondire il focus, tali dati si dimostrano difatti troppo spesso scorretti, incompleti e contradditori – con la situazione reale che noi, proprio perché presenti e attenti, registriamo effettivamente.”

E addirittura si arriva a richiedere maggiori misure di contenimento a livello regionale

“(…) Con la diffusione dei test rapidi e la conseguente possibilità di sottoporsi all’esame per la ricerca del Covid19 presso i medici di base, sono immediatamente emersi elementi su focolai che non hanno alcun legame con i cluster noti, segno che la situazione non è affatto sotto controllo, e che sostanziano l’inaccettabile indeterminazione degli ambiti di tutela dei cittadini.

I numeri e la diffusione del contagio non sono più così contenuti da consentire, pur viste le limitazioni delle ordinanze, la libera circolazione sul territorio.”

Non si attacca l’ASReM, però:

“(…) I sanitari raccontano di ospedali al collasso, di presidi senza medici – ultimi e non ultimi i casi del 118 di Agnone e di Cerro al Volturno che da piano emergenza regionale, sono entrambi presidi di soccorso avanzato e quindi in obbligo di avere il medico – rimaste senza medico -, di chiamate disattese e mancati interventi per carenza di personale e di posti di accoglienza.

Rileviamo tempi troppo lunghi per fare tamponi su soggetti con sintomi e/o possibili cluster.

Ed il trend negativo non sembra accennare alla flessione.

Una situazione così non è più sostenibile: noi dobbiamo dare risposte ai cittadini perché siamo il loro primo punto di riferimento.

Ma come possiamo farlo se a noi stessi viene negato l’accesso allo scrigno degli autentici elementi di valutazione, ad oggi dati tanto gelosamente celati a tutela, non certo nell’interesse dei molisani?”

Ed infine una serie di richieste, tutte giustificabili:

“(…) Chiediamo pertanto, in primis, che vengano diffuse tutte le informazioni relative alle scelte degli ospedali – Hub, Spoke, ospedali da campo e possibili auspicabili riaperture di strutture esistenti -, allo stato attuale dei nosocomi regionali, alle carenze e soprattutto alle azioni che il Governo regionale intende mettere in atto per garantire le cure a tutti quanti ne avranno necessità, e non solo i pazienti Covid positivi.

Chiediamo che vengano intraprese immediatamente azioni di massima trasparenza al fine di diffondere dati corretti, costantemente aggiornati (…)

Chiediamo a gran voce che si adotti immediatamente la riduzione degli spostamenti, ridimensionando al minimo vitale le azioni e i movimenti nel territorio, al fine di innescare la riduzione del contagio (…)

Non possiamo più affrontare la grave emergenza epidemiologica in difetto di una linea d’azione comune, e coordinata, senza confronto, e negando ai protagonisti dello scenario pandemico, i cittadini, la consapevolezza di ciò che sta loro realmente accadendo.

Noi lo dobbiamo alle nostre comunità.”

Se l’italiano non è un’opinione, cosa c’è da strumentalizzare in queste parole che sembrano più che chiare?

“Ai posteri l’ardua sentenza”, questa è la frase che si sente ripetere spesso ultimamente. Eh già, nessuno ha voglia di essere il primo a sporcarsi le mani.