di Antonio Di Monaco

“Non sempre le mie speranze si realizzano, ma io continuo a sperare”, affermava il poeta latino Publio Ovidio Nasone circa due millenni fa. Oggi, allo stesso adagio, si aggrappano i 5mila abitanti della zona compresa tra Castelmauro, Acquaviva Collecroce e Civitacampomarano per il completamento dell’arteria di collegamento con la Statale Bifernina in mancanza del quale impiegano almeno 50 minuti per raggiungere l’ospedale più vicino a Campobasso o a Termoli.

Nemmeno il passaggio di competenze all’Anas dal 1° ottobre 2018 sembra aver sbloccato l’impasse in cui si trova la Fondovalle Cervaro (dal nome del vallone in agro di Castelmauro) per la quale, nel 2002, allora presidente della Regione, Michele Iorio, sottoscrisse un impegno in proposito – rimasto, com’è facile intuire, sulla carta – nell’ambito del collegamento Trigno-Biferno con la Roccavivara-Guardialfiera.

Ma ciò che tuttora è rimasto pure nei fatti, è che il Molise è tra le regioni maglia nera d’Italia per capacità di spesa delle risorse che l’Unione Europea destina per il lavoro, il welfare e le infrastrutture. Un ritardo che ha conseguenze gravi per i cittadini in termini di mancate opportunità di sviluppo. Senza una rete ferroviaria moderna, senza un porto ben collegato con le grandi direttrici europee è impensabile parlare di programmazione e di rilancio occupazionale. Ma resta il sospetto che dietro i tempi lunghi delle realizzazioni delle opere ci sia un metodo ben sperimentato di causare rallentamenti per rivedere i costi dopo l’avvio dei lavori. Stazioni appaltanti “poco attente” e gare (quando si fanno) “artigianali” con capitolati cuciti su misura di uno dei competitor. Ed è per questo che le speranze della collettività, per avere una migliore qualità della vita, non sempre si realizzano.