di Antonio Di Monaco

Il presidente del Consiglio regionale del Molise, Salvatore Micone, succede a se stesso e si proclama (ri)eletto come Napoleone Bonaparte il 2 dicembre 1804 nella cattedrale di Notre Dame di Parigi quando prese la corona e se la pose sul capo mentre papa Pio VII leggeva la formula “Coronet te Deus…”. Nella cornice profana dell’aula di via IV novembre, a Campobasso, la votazione è ampia, anche oltre la maggioranza consiliare, come dimostrano le 15 preferenze accordate all’uscente e che comprendono anche le due espresse dal Pd. La composizione dell’ufficio di presidenza è completata dall’elezione dei vicepresidenti del Filomena Calenda (voti 13) e Angelo Primiani (voti 8) e dei segretari Armandino D’Egidio (voti 8) e Vittorino Facciolla (voti 7).

Si è scelta, insomma, la soluzione più indolore per non intaccare gli equilibri politici (unica new entry il Pd, rimasto fuori due anni e mezzo fa, con Facciolla segretario) faticosamente raggiunti, in questo periodo di pandemia, è necessario prendere decisioni con un percorso già ampiamente collaudato.

“Sono emozionato per la riconferma – ha affermato il presidente rieletto – e ringrazio tutti per l’attestato di stima e per la riconoscenza del lavoro sino ad ora svolto. Ho cercato di incarnare sempre i principi di democrazia. Lavorerò con convinzione per il rilancio dell’istituzione e per la coesione sociale, partendo dalla centralità dei territori. L’Aula – ha concluso Micone – è il luogo sacro della democrazia”.

Eppure, alla vigilia si era scatenato il consueto toto-nomi per la successione come il titolare dei Lavori Pubblici, Vincenzo Niro (Popolari per l’Italia), dei Trasporti, Quintino Pallante (Fratelli d’Italia) e Aida Romagnuolo (Prima il Molise) che aveva dichiarato, senza fare mistero di puntare al vertice dell’assemblea legislativa: “Serve alternanza visto che chi troppo vuole si ingozza”.