di Miriam Iacovantuono

Da nord a sud della Penisola, così come riportano i mezzi di informazione nazionali, il virus continua a correre veloce anche nelle case di riposo e RSA. Ospiti e operatori contagiati. Strutture divise in due, reparto covid e reparto no covid. Una situazione che rispecchia anche quella molisana dove, se nella stragrande maggioranza delle strutture per anziani, che in Molise sono circa 70, la situazione è tranquilla, ci sono alcune dove si riscontrano delle criticità. Dove sono esplosi dei focolai. Nei giorni scorsi abbiamo evidenziato il boom di contagi nelle strutture per anziani della Regione (leggi qui).

Abbiamo evidenziato come è stato difficile per qualche ospite contagiato “trovare un posto in ospedale” e abbiamo dovuto comunicare anche il decesso di molti di loro.

Dunque non si può abbassare la guardia. In tutte le strutture del territorio regionale sono sospese le visite di familiari e conoscenti, ma c’è il rischio che il contagio possa entrare attraverso gli operatori che lavorano in queste strutture. Ma a questo va aggiunta un’altra criticità che è quella della difficoltà di sottoporre a visite specialistiche gli anziani. È noto infatti che le case di riposo, a differenza delle RSA, non hanno un medico interno alla struttura ed è il medico di medicina generale che deve prendersi cura dei pazienti, ma che in questo periodo raramente si reca per le visite, perché potrebbe portare il contagio. Le visite dunque avvengono per via telefonica. Calano così anche le visite specialistiche. “Se un paziente, per esempio, ha bisogno di una visita cardiologica – spiega il geriatra Mino Dentizzi – non viene fatta perché dovrebbe andare in ospedale, poi deve rientrare e così per evitare rischi non viene fatta. Ed è così che anche altre patologie si aggravano. Si potrebbe far fronte a questo se il medico specialista si recasse lui nella struttura per la visita domiciliare, ma la maggior parte delle visite domiciliari sono state sospese”.

Anche da parte dell’ASReM non c’è nessun intervento in queste strutture – sono considerate dalla Regione strutture private -. L’intervento dell’ASReM c’è solo per processare i tamponi. Nella maggior parte dei casi, però, sono stati fatti sono una volta, quando è stato predisposto lo screening in tutte le strutture del territorio. Da allora non sono stati più ripetuti. Anche in questo caso, prendendo da esempio la Campania, potrebbe essere necessario processare periodicamente i tamponi a operatori e pazienti per poter tenere sotto controllo la situazione. Ma anche per le visite mediche ordinarie, lì dove i medici di medicina generale non vanno più, sarebbe stato opportuno pensare forse a una organizzazione diversa. Magari predisporre degli operatori che si occupino solo delle case di riposo per assistere i pazienti, perché ci sono molti anziani, che soffrono di diverse patologie e devono essere tenuti sotto controllo e una visita a distanza non basta.

Non dobbiamo poi dimenticare il lavoro degli operatori che continuano a dare anima e corpo e a fare anche di più di quello che compete loro. Si sostituiscono alla famiglia degli ospiti, trascurando a volte anche le loro di famiglie. Hanno rinunciato a dare una carezza al proprio figlio per poter soddisfare al meglio il loro lavoro.

A questo punto, si sarebbe potuto fare qualcosa di più per alleggerire il lavoro di tanti operatori che operano in queste strutture? Si sarebbe potuto agire in modo diverso per poter tutelare di più gli ospiti di queste strutture e garantirgli il diritto a essere curati anche per altre patologie? Sono interrogativi che continuiamo a porci sperando di capire se una diversa organizzazione avrebbe potuto sopperire a tante, troppo criticità riscontrate.