di Antonio Di Monaco

La valanga più rotola e più s’ingrossa, ma nel Molise – che pure qualche giorno fa ha salutato la prima neve in montagna – il riferimento più immediato è al debito pregresso della sanità pubblica che ha toccato anche quota 600 milioni di euro nei primi anni Duemila. Nel bilancio regionale, l’intero comparto occupa più del 70% del budget a disposizione e, naturalmente, incide in modo notevole sull’equilibrio dei conti pubblici. Ma per cercare di risalire al punto in cui la valanga si è staccata, bisogna tornare al primo governo Prodi con ministro della Sanità, Rosy Bindi, in carica dal 1996 al 2000, che ha ripianato per intero i debiti del settore maturati dalle regioni.

Prima però, negli anni dal 1995 al 1998, quando era presidente della Regione Molise Marcello Veneziale (centrosinistra), era già attiva l’attuale Neuromed che non rappresentava un’eccellenza come ai giorni nostri, ma era l’unica struttura sanitaria a possedere una Tac ed era già sostenuta dalla politica. Negli stessi anni, l’assessore regionale alla Sanità, Giuseppe Astore (in carica fino al 2000), firmò una convenzione per istituire un’Università Statale con la presenza della Cattolica, uno dei migliori istituti europei, con l’obiettivo di formare i medici che dovevano operare sul territorio e di rappresentare per il sud Italia ciò che era l’Istituto per i Tumori di Milano per un bacino di utenza di 5 milioni di persone, la cui prima pietra fu posata e benedetta da papa Giovanni Paolo a Campobasso II il 19 marzo del 1995 e inaugurata il 28 novembre 2002. Il Consiglio regionale del Molise, con delibera numero 505 del 30 dicembre 1996 ha inserito il Centro di Ricerche e Formazione ad alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche nel Piano Sanitario Regionale.

All’epoca, in pochi si opposero al progetto ponendo il problema della carenza infrastrutturale (era più semplice, paradossalmente, raggiungere Milano) e la distanza di poche centinaia di metri dall’ospedale Cardarelli di Campobasso, la maggiore struttura sanitaria pubblica della regione. Ma dell’allora Cattolica, il suolo, l’edilizia e le apparecchiature erano di proprietà regionale, ma non la gestione. Il progetto fu approvato dal governo nazionale e alcune specializzazioni, come la Cardiochirurgia e la Radioterapia, furono appannaggio della Cattolica e non del Cardarelli, ma con il fine di essere integrative e non sostitutive.

Nella stipula della Convenzione, nel novembre del 2002, si legge che la Regione (presieduta da Michele Iorio) “erogherà, in dodicesimi, l’80% dei costi complessivi dell’anno precedente come risulta dal Piano annuale preventivo di attività approvato dalla stessa, salvo rideterminazione di tale quota dopo che l’Università avrà presentato il consuntivo detratte le quote previste al punto successivo; i conguagli saranno comunque erogati entro 6 mesi dalla fine dell’esercizio precedente”. Ma negli anni a venire, questo protocollo d’intesa si trasformerà in una sorta di delega in bianco in cui prima si stila la lista delle prestazioni e poi si paga (a pie’ di lista) e da qui si inizierà la voragine dei conti nella sanità che tutti conosciamo. (continua)