di Alessandro Matticola

 

La resistenza di Donald Trump è durata poco più di due settimane. Nella notte anche il Michigan ha confermato dopo il riconteggio la vittoria di Joe Biden “Ho dato ordine alla General Service Administration e al mio team di avviare i protocolli nell’interesse del Paese” ha twittato nella notte italiana.

Ma non getta del tutto le carte, continua a parlare di brogli, di vessazioni nei confronti dei dirigenti del Partito Democratico affinché truccassero le elezioni e che non vogliono parlare per paura di ripercussioni.

Interessante anche lo studio del Corriere Della Sera, che inquadra la strategia del presidente uscente in un’ottica golpista: ricorsi in tribunale contro gli esiti delle urne, pressione sui leader repubblicani affinché non venga ratificato il risultato delle urne ed una martellante campagna di disinformazione su brogli durante il processo elettorale, nonostante il risultato sia oramai scontato e non vi siano prove tangibili di brogli. Il tutto volto ad alimentare sfiducia e caos.

Comunque il mese di gennaio si sta avvicinando quando, col nuovo anno – si spera migliore di questo – inizierà anche la nuova presidenza americana.

Joe Biden così ha iniziato a posizionare le sue pedine, rispettando in parte i pronostici del post voto, che dovrebbero essere confermate nella giornata di oggi.

Un nome è certo, quello di Anthony Blinken come Segretario di Stato. “Una superstar capace di fare qualsiasi lavoro” lo ha definito Biden. Classe 1962, ambasciatore in Ungheria, patrigno francese sopravvissuto all’olocausto. È stato Consigliere alla Sicurezza durante il primo mandato di Obama ed ha mosso i primi passi nel Dipartimento di Stato nell’amministrazione di Bill Clinton, alla segreteria per gli affari europei, in un momento molto delicato quindi. Poi, col secondo mandato di Obama, fu vice di John Kerry proprio al Dipartimento di Stato e adesso gli spetta il salto di categoria.

Non è mai uscito fuori del tutto dalla Casa Bianca, tanto che ha preso parte anche ad alcune trattative dell’amministrazione Trump. Insomma, l’immagine dell’America all’estero avrà il volto di un uomo che viene definito un tecnico per la sua esperienza, ma che conosce molto bene la situazione americana degli ultimi dieci anni. Soprattutto, è un uomo che “ama il multilateralismo”: Nato, Onu e anche Unione Europea.

Se Blinken è un politico navigato, lo stesso si può dire di Jake Sulluvan che prenderà posto come Consigliere alla Sicurezza. Quando Blinken era Consigliere alla sicurezza e iniziava a muoversi al Dipartimento di Stato, Sullivan era il vice di Hillary Clinton. Poi quel posto è toccato a Blinken e al suo posto, come Consigliere alla Sicurezza è andato proprio Sullivan.

Ribaltati invece i pronostici per l’Onu, il cui posto spetterà a Linda Thomas-Greenfield, ex ambasciatrice Usa in Liberia, di origine afroamericana. Durante il mandato di Obama, era stata assistente segretaria di Stato per l’Africa e si è occupata a lungo di migrazioni, oltre ad avere anche lei un’esperienza pluriennale nel Dipartimento di Stato.

Michèle Flournoy dovrebbe guidare invece il Dipartimento della Difesa, meglio conosciuto come Pentagono. Sarebbe la prima volta di una donna a ricoprire questo incarico, anche lei sottosegretaria con Obama.

John Kerry non esce di scena comunque: sarà inviato speciale sul clima. Avril Haines, ex vicedirettore della Cia, adesso ne prenderà la guida. Sarà la prima donna a ricoprire questo ruolo. Il cubano Alejandro Mayorkas, sarà il primo latino al guidare l’Homeland Security, occupandosi anche d’immigrazione.

Insomma, Biden sta mettendo su una squadra formata soprattutto da tecnici per usare un gergo all’italiana. Più che tecnici, si potrebbe parlare di personaggi navigati e conoscitori della macchina statale. Soprattutto persone che, seppur appartenenti alle nuove generazioni, hanno come guida un democratico vecchia scuola e come tale è molto probabile che l’idea dell’America First iniziata da Trump si vada piuttosto a consolidare che a dissolvere.