di Antonio Di Monaco

Prima degli anni 2000, il debito del comparto sanità, iscritto al bilancio regionale del Molise (che vale più del 70% del budget), veniva ripianato annualmente dal governo fino al 2001, la cui titolare del ministero interessato era Rosy Bindi. Nel novembre 2002, il Centro di Ricerche e Formazione ad alta Tecnologia nelle Scienze Biomediche (conosciuto come Cattolica, dal nome dell’Università omonima) è stato inaugurato ed ha iniziato a concorrere all’offerta sanitaria, come stabilito con delibera numero 505 del 30 dicembre 1996 del Consiglio regionale che lo ha inserito nel Piano Sanitario regionale.

Sempre dal 2002, lo Stato non ha ripianato più il debito sanitario e, nel frattempo, l’euro ha assunto corso legale come moneta al posto della lira e nel Molise – con Michele Iorio che succedeva a Giovanni Di Stasi alla presidenza della Regione – si è iniziata a scavare la voragine del debito attuale con erogazioni di denaro per prestazioni fuori dai budget stabiliti alle strutture private (extra budget) e con i pagamenti a “piè di lista” nei confronti della stessa Cattolica e dell’attuale Neuromed (i due privati maggiori).

Negli anni seguenti, la Regione ha tentato in tutti i modi di rientrare dal debito, ma il 27 marzo 2007 è stato firmato un accordo tra il ministro della Salute, il ministro dell’Economia e delle Finanze e la Regione Molise per l’approvazione del Piano di rientro con la figura di un Commissario, eventualmente affiancato da uno o più sub commissari, che adotti tutte le misure indicate dal piano nonché ogni ulteriore atto o provvedimento normativo, amministrativo, organizzativo e gestionale correlato alla completa attuazione del piano stesso. Inoltre, con la nomina del Commissario sono state attivate varie misure sanzionatorie, tra cui il blocco del turnover del personale, il divieto di effettuare spese non obbligatorie, l’incremento, in via automatica, delle aliquote fiscali Irap e Irpef.

In seguito, il Consiglio dei Ministri del 24 luglio 2009, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, d’intesa con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, deliberava di nominare il presidente della Regione Molise commissario governativi per gli specifici obiettivi di attuazione dei Piani di rientro della spesa sanitaria e degli effetti finanziari in essi previsti. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si trattò solo di un “atto dovuto”.

Nell’ottobre 2012, il governo Monti bocciava la gestione commissariale della Sanità molisana del presidente della Regione, Michele Iorio. Di qui, l’arrivo a Campobasso di un nuovo commissario ad acta che, come aveva preannunciato lo scorso 30 maggio il ministro della Salute, Renato Balduzzi, “affiancherà il presidente Iorio per attuare il Piano di rientro dal disavanzo sanitario” che aggiunse come “la situazione giuridica del presidente Iorio è di prorogatio in quanto lo statuto del Molise non prevede un procedimento specifico a seguito dell’annullamento delle elezioni” da parte del Tar. Insomma senza quell’impedimento Iorio probabilmente sarebbe già stato destituito dalla carica che, nel 2009 l’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, gli conferì per far fronte al ripetuto inadempimento della Regione alle disposizioni di razionalizzazione della spesa sanitaria dettate dallo Stato. E la nomina del nuovo commissario ad acta (Filippo Basso), fatta dal Consiglio dei ministri il 7 giugno dello stesso anno, ha rappresentato il suo totale fallimento: solo nel 2011 il disavanzo della Sanità molisana ha superato i 40 milioni di euro. Il Molise, dunque, è stata la prima Regione a sperimentare il commissariamento del commissario. La conferma, che ad occuparsi del risanamento della struttura sanitaria molisana sarà esclusivamente il tecnico nominato dal governo, è stata riportata nel verbale del tavolo tenutosi a Roma il 20 luglio 2012 tra il presidente-commissario molisano e gli alti dirigenti dei ministeri dell’Economia e della Salute. (continua)